Nella relazione di Gian Nicola Cabizza e Michele Forteleoni, presidente della Società astronomica turritana, che hanno curato la parte prettamente astronomica del progetto “La misura del tempo”, si trova una statistica basata su sopralluoghi in ben 156 ipogei nella sola provincia di Sassari da cui si scopre che le tombe nuragiche presenti su siti diversi, sono state realizzate con lo stesso criterio di orientamento. Gian Nicola Cabizza a tal riguardo dichiara: “Questo ci autorizza quantomeno a fare delle congetture relative alla possibile conoscenza dei fenomeni celesti fra i sardi del Neolitico”. E’ infatti vero che tutte le strutture sono orientate a Est e non a Ovest, questo fa pensare che i sardi del Neolitico conoscessero l’astronomia.
Il programma di studi di Cabizza e Forleoni prevede ancora numerosi sopralluoghi, almeno 600 si legge in una nota, tanto è che molte personalità attendono l’esito della conclusione nella ricerca perchè essa potrà rilevare alcuni nuovi aspetti storico scientifici ancora non noti, è pure vero che affinchè si possano avere delle basi scientifiche è necessario vi sia una maggior condivisione di pratiche è teorie. Il convegno però è il primo, a carattere nazionale organizzato in Sardegna in un’aula universitaria, che ha avuto comunque numerosi contributi tra cui quello dell’archeologo cagliaritano Roberto Sirigu e di Elio Antonello, presidente della Sia (Società italiana di archeoastronomia) e componente dell’Osservatorio astronomico di Brera e Mario Codebò del Centro ricerche archeoastronomia Ligustica di Genova, nonché dell’intervento del sindaco Gianfranco Ganau. Il progetto, denominato “La misura del tempo”, tuttora in itinere, è ripartito in tre annualità che concentrano l’attività di ricerca in tre distinti periodi della storia sarda antica: Il Neolitico, l’età del Rame e l’età del Bronzo