Sarebbe speciale leggerti poesie sui polsi

Creato il 11 ottobre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Ieri notte i gatti si riparavano dalla pioggia sotto le macchine ancora calde, io dai piranha nel box doccia, qualcuno dai ribelli dell’Isis. Due pizze abbandonate sul divano, capelli e polvere per casa, benzodiazepine. Domani.

Una finestra aperta, io con il petto aperto, le correnti passano aperte, sento i dolori aperti sulla vita chiusa. Sono qui per darti da pensare, per far diventare la scelta un lavoro impegnativo, per toglierci da dire, per terminare quello che stavamo facendo ognuno per conto suo. Invece com’è brutale sputarci addosso queste parole mentre fuori è bello e si sentono le grida felici di bambini che corrono in un piccolo parco. Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno, per colpa di qualcuno non si aprono nemmeno le serrande al mattino. O non si scende giù al parco a ridere con i bambini.

– Devo ritirare una cosa che ho lasciato da te.

– Sei stato da me solo stanotte, com’è possibile?

– Lo so, ma l’ho lasciata lì da te, la speranza.

– Ah. Guarda che forse è scaduta.

Cosa c’è da dire. Quando hai più cuoricini su Instagram, quando vai fuori ed è come se stai dentro e le discussioni sono per cosa si deve spendere. Quando la situazione è più fastidiosa di una mosca che atterra nello stesso centimetro di pelle in un minuto, quando il marmo del piano cucina è più caldo del nostro modo di guardarci. Quando il tappeto all’ingresso è più in salute della nostra pancia, quando i mal di testa e le mestruazioni sono più puntuali dei nostri appuntamenti con l’empatia. Cosa c’è da dire, da tirare fuori dal cilindro per ingannare chi osserva, cosa c’è da trovare di scorta: solo sorrisi sostitutivi, di cortesia, da restituire appena ci aggiustano gli originali. Tutto il mondo immobile cade addosso sul nostro dolore, quello che ha una formula segreta impossibile da spiegare. Come ha sempre fatto anche quand’eravamo così duri da non sentire.

Tre ristretti per aspettare l’alba, più si alza la voce più si abbassano le difese. Sarebbe speciale leggerti poesie sui polsi, io sopra tu sotto. Con libro o senza libro. Quelle di Lorca e Neruda. Senza dirtelo mischiarle a quelle che ho scritto per te. Ti amo. Mistero della fede. Baciarti i polsi. Lasciarli così, sono tuoi, restano tuoi. Non vorrei disturbare. Solo sfiorare.

Cosa pensiamo di quello che diciamo? Vogliamo ottenere quello che pensiamo di voler ottenere? Nei tuoi occhi non trovo le percentuali di verità, di caso, di esattezza, di disperazione. Non mi guardo dentro per non imbarazzarmi. Sono mosse. Giuste o sbagliate, in mezzo al traffico degli altri giocatori. Nessun giocatore vuole l’infinito. Ci si muove in spazi piccoli solo perché è eccitante. Sposti la gente nei marciapiedi, scappa pure da Ottobre se vuoi, fatti capire, fatti portare in alto da qualcuno. Ma passa vicino a quel parco.

Una finestra aperta, non mi riparo dai dolori aperti sulla vita chiusa. Andiamo, ma ormai siamo sfiorati, colpiti e affondati.20 gocce di un ansiolitico qualsiasi. Domani.



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