Sartoria Carfora:intervista a Stefano Antonio Masci

Creato il 19 ottobre 2015 da Ilbicchierediverso

Da sinistra: Stefano ed Enzo

Ho conosciuto Stefano Antonio Masci come lettore del mio libro e ci siamo scambiati molti pensieri circa l’eleganza, lo stile e il gusto.
Lentamente S.A.M. è diventato un caro amico con cui potersi confrontare e oggi addirittura il mecenate della Sartoria Carfora (di cui molto spesso ho avuto modo di constatare la giovanissima abilità e il cui sarto è stato più volte mio commensale in vari eventi romani firmati Stilemaschile) con tutte le difficoltà e scetticismi che questo può comportare. Perché? Perché oggi puntare su un sarto, su un artigiano, a meno che non si facciano grandi numeri sarebbe da matti; Perché il made in Italy (termine sempre più abusato e stuprato e oramai privo di qualunque significato) trasuda gocce di ridicolezza che in dimensioni ancora più piccole, quali un laboratorio sartoriale, possono diventare un oceano in tempesta; perché credere nell’eleganza e non nel commercio della moda è pazzia.
Tutti questi “contro”, mi hanno convinto ancora di più a fare due chiacchiere con Stefano circa questa decisione e in una seconda parte anche con Enzo stesso. I perché positivi sono molti, tra cui uno rappresentativo: perché fare quadrato, oggi più che mai, attorno a eccellenze affermate o che potranno farlo se sostenute, è un atto dovuto nei riguardi del bello e del nostro mondo.
Ecco a voi lo scambio di battute avuto  con Stefano.

Alex Pietrogiacomi
ilbicchierediverso@gmail.com

Come nasce la tua passione per l’eleganza e la sartorialità?
La passione per l’eleganza nasce da mio padre, che senza aver ricevuto un’educazione altolocata, provenendo da una famiglia di umili origini, aveva un’eleganza innata non solo nel saper portare gli abiti, ma anche nell’allure. Mostrava naturalmente la tipica sprezzatura italiana, caratteristica di pochi eletti. A modo suo era sempre riconoscibile e si distingueva, un vero “arbiter elegantiorum” senza artifici di nessun tipo

La sartorialità è stata solo una conseguenza nel tempo di questo retaggio genitoriale, una piccola spinta per poter iniziare un percorso sine die del “su misura” per giungere verso il mio (in)definitivo stile personale.

Il modello mecenatistico che ti ha spinto a collaborare con la Sartoria Carfora è tipicamente anglosassone, come lo hai appreso e sviluppato?
In effetti, non è solo una forma di “mecenatismo d’impresa”, essendo in prima persona partecipe del progetto nella doppia figura di CEO & Managing Director della sartoria Carfora. I miei studi e le mie esperienze manageriali hanno reso possibile l’implementazione della start up innovativa nel panorama nazionale delle sartorie del su misura, con lo sviluppo di nuove forme comunicative e manageriali che sanno individuare e focalizzare la mission della sartoria Carfora.

Perché hai scelto Carfora?
Ho scelto Carfora, in primis come cliente commissionandogli alcuni abiti. Sono rimasto strabiliato per il suo talento innato e per la sua manifattura che trovo eccezionale. Successivamente con il tempo siamo diventati amici. Ma l’aspetto che mi ha spinto, con oculatezza e raziocinio nella scelta di Enzo Carfora come socio d’affari, non è stato solo il suo giovane talento, ma soprattutto la sua cultura, il gusto e la classe innata… Al giorno d’oggi una rarità. E dulcis in fundo, la sua personalità ricca di valori morali ed etici che lo contraddistinguono ulteriormente dagli altri artigiani.

Non ho mai avuto dubbi sulla sua scelta e i fatti lo confermano.

Quali sono state le fasi pregresse per il rilancio di questa sartoria?
Si è partiti dagli aspetti qualitativi dell’artigianalità dell’abito Carfora, cercando di capire quali fossero i suoi punti di forza. Il mio lavoro manageriale è stato quello di completare il progetto sartoriale dandogli una mission strategica e una vision ben delineate. Le azioni di oggi sono solo conseguenze degli obbiettivi che ci eravamo prefissi in fase preliminare.

Che obbiettivi vi siete preposti e con quali sinergie?
Gli obbiettivi, decisi in sinergia, sono chiari, concreti e misurabili. Noi abbiamo deciso di differenziarci sul mercato puntando alla massima qualità del prodotto (gli abiti sono veramente e completamente fatti a mano, anche la spalla e il giromanica) ad un prezzo concorrenziale, se si tiene conto dell’ altissima qualità artigianale. Il tutto viene veicolato con enorme professionalità, curando ogni minimo dettaglio.

Io, come Managing Director e Carfora, come Master Tailor, pretendiamo la qualità totale sia sul prodotto che sul servizio. Solo così il cliente può percepire coerenza, chiarezza, affidabilità e qualità.

Cosa hai visto e cosa vedi in Carfora?
In Carfora ho visto il talento. In Carfora vedo il genio.

In cosa si differenzia il vostro modo di osservare l’eleganza e la sartorialità?
Abbiamo idee che ci accomunano e punti di vista simili. Noi osserviamo l’eleganza e la sartorialità, conoscendone la storia, i suoi dettami, le sue peculiarità, ma con la versatilità… l’originalità e l’unicità tipica di una sartoria napoletana che guarda al mondo del vestire uomo.

C’è ancora spazio per l’artigianato?
Assolutamente si. Ne sono sempre stato fermamente convinto, ma ora che sono in prima persona dentro questo mondo, ne sono certo. Ad una condizione però. Questo spazio bisogna crearlo, saperlo reinventare! È questo che farà la differenza nel futuro a venire: la qualità artigianale del prodotto  affiancata alla professionalità e managerialità del servizio e della gestione d’impresa. Chi non agirà in questo modo non avrà futuro o almeno rimarrà nel limbo. L’artigianalità del made in Italy e soprattutto del made in Naples nel campo sartoriale è insuperabile. Bisogna capire con umiltà, abnegazione e professionalità, come diffondere questo brand che non è solo intriso di valori materiali, ma soprattutto di valori immateriali. Qui a Napoli c’è la Silicon Valley del vestire su misura.

Sartoria Carfora in una parola.
Carismatica.


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