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Sassari “Acquistavano” giovani donne a scopo di prostituzione 15 ordinanze di arresto

Creato il 11 luglio 2012 da Yellowflate @yellowflate

Sassari “Acquistavano” giovani donne a scopo di prostituzione 15 ordinanze di arrestoL’ Operazione ‘Terra Promessa 2′ dei carabinieri di Sassari, in collaborazione con i colleghi di di Olbia, Roma, Genova, Treviso, Prato, Arezzo, Caserta e Parma hanno dato come risultato 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 cittadini italiani e 13 nigeriani e altre due, con la collaborazione dell’Interpol, sono state eseguite nei confronti di nigeriani residenti in Francia e Germania.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di esseri umani, riduzione e mantenimento in schiavitu’, tratta di persone, reati in materia di prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagine parte dalla denuncia presentata nel 2006 da una donna nigeriana che, giunta clandestinamente ad Olbia con la promessa di un lavoro regolare, era stata costretta a prostituirsi.

La denuncia ha consentito di verificare che diverse persone avevano costituito una vera e propria associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, attiva in tutto il Nord Sardegna. Nel 2008 si era giunti all’arresto di 16 nigeriani, tuttora sotto processo per gravi reati davanti alla Corte d’Assise di Sassari. L’approfondimento delle indagini ha consentito di individuare gli uomini arrestati, i quali avevano costituto un’organizzazione internazionale che faceva giungere clandestinamente in Europa uomini e donne, da avviare al lavoro nero e alla prostituzione.

 I criminali si occupavano di tutto: il reclutamento in patria, la fornitura di documenti falsi, il trasferimento verso le coste nordafricane in automezzi e il successivo traghettamento su quelle europee. Questi viaggi potevano durare anche 15/20 giorni. Alcuni, quelli che potevano permetterselo, si trasferivano utilizzando il mezzo aereo, facendo tappa in Paesi dell’est europeo prima di entrare nell’area Schengen. Nel novembre 2008, durante una di queste traversate nel Mediterraneo, si registrava il naufragio dell’imbarcazione al largo di Malta con la morte di due ragazze poco piu’ che diciottenni, partite dalle coste libiche.

Le giovani nigeriane, di eta’ compresa tra i 17 e i 30 anni, provenienti da famiglie estremamente povere, venivano ‘acquistate’ dall’organizzazione per somme che oscillavano dai 1.500 ai 2.000 euro, come veri e propri oggetti appartenenti a bande criminali del luogo, e fatte arrivare illegalmente in Italia. Il pagamento di un ingente somma per il viaggio (dagli 8 ai 9.000 euro) dovuta ai trafficanti, creava un vincolo che condizionava le vittime, producendo il cosi’ detto ”debito”, sino al completo pagamento del quale le ragazze non potevano affrancarsi.

Tuttavia lo stesso debito era destinato ad aumentare in maniera esponenziale, anche di 4 o 5 volte, perche’ le poverette dovevano pagare il marciapiede (Joint nel loro gergo), l’affitto della casa che condividevano anche in 15-20 e, infine, il rilascio di documenti falsi di soggiorno. Una volta giunte in Italia, le ragazze venivano affidate alla madame (in genere, ex prostitute salite di rango nell’organizzazione), che stabiliva con loro uno stretto legame basato su riti magici, in modo da crearne un totale asservimento.

La madame provvedeva alla sistemazione logistica, alla riscossione dei proventi del meretricio e ad avvisare gli incaricati (controller) dall’organizzazione in caso di ribellione di qualcuna di loro. In questi casi la ritorsione era variabile, dalla minaccia, alla sottrazione dei documenti, sino alla violenza fisica e sessuale, non esclusa la vendetta nei confronti dei parenti rimasti in Nigeria.

L’associazione, infine, lucrava anche sui matrimoni combinati con italiani consenzienti. Il costo dell’operazione oscillava dai 6 ai 7.000 euro, a carico dell’extracomunitario, cui una minima parte andava allo ”sposo”. I criminali fornivano, anche in questo caso, la documentazione necessaria. La donna poteva cosi’, dopo aver estinto il ”debito”, conseguire la cittadinanza italiana, trascorsi sei mesi dalle nozze.


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