E anche stavolta
non sono riuscita a nasconderti
sotto un monte di cuscini e sospiri,
o a drogarti col sonnifero che ho preso
prima di dormire.
Così, anche stanotte,
arrivato da un’ora lontana
mi hai visitata, e in sogno illusa
facendomi ballare come l’acqua di una cascata
e stretta in un abbraccio
sensuale, fluttuante lontano e in alto
in quel dove onirico
che non appartiene a nessuno
e certo non a me;
poi come un volto
inghiottito dalla folla, svanisci
e io, oh io, di cascata finisco solitaria
la corsa, tra i sassi lividi,
fuggita invano,
fuggita nel breve scarto
tra la tenaglia del cuscino
e la coperta che più non basta,
al risveglio,
a coprire la nuda materia del corpo.