SassiScritti, festival e laboratori letterari

Creato il 29 agosto 2015 da Temperamente

L’appennino tosco- emiliano quest’anno suona e scrive grazie all’iniziativa di SassiScritti, associazione culturale che ormai è arrivata a realizzare già la quinta edizione de “L’importanza di essere piccoli”, festival diffuso di musica e poesia ad agosto ed ora torna con la parte finale del ciclo di laboratori di scrittura specializzata: con Simone Lenzi Riccardo Sinigallia si impara a scrivere musica.

InRitiro è il nome dei laboratori intensivi che tra giugno e ottobre hanno ospitato scrittori, musicisti, teatranti, per dei week end di ‘ritiro’ dove incontrarsi, studiare e confrontarsi. Tra gli ospiti: Paolo Nori, Giorgio Vasta, Riccardo Sinigallia, Simone Lenzi, Populous, Vanni Santoni, Rita Frongia, Francesco Pennacchia, Roberto Latini. Ognuno di loro ha affrontato un tipo di scrittura diverso (autobiografica, a quella di canzoni, al lavoro sulla scena…) ed ora si conclude con i cantautori nei due fine settimana del 18-20 settembre e 25-27 settembre.

Ma siamo partiti dalla fine di questa storia. L’inizio è stato il festival, anzi l’Associazione culturale, animata da tanti – come potete vedere nella loro bella foto sorridente – ma guidata da Daria Balducelli e Azzurra D’Agostino. Con cui ho avuto modo e piacere di scambiare qualche parola…

Com’è nato Sassi Scritti e qual è lo spirito di base delle sue iniziative?
SassiScritti è un’associazione affiliata ad Arci fondata nel 2006 e che da allora organizza una serie di eventi legati all’arte e alla valorizzazione di una zona considerata culturalmente depressa come la montagna appenninica. Siamo partiti organizzando alcuni laboratori intensivi con alcuni tra i più importanti artisti della scena contemporanea, creando l’occasione così di portare in Appennino persone da tutta Itala a condividere un’esperienza artistica godendo della bellezza della natura. Questo aspetto è saliente nella nostra associazione, tanto che i laboratori continuano ancora oggi. Dal 2011 poi , dopo l’esperienza pilota del 2010 in cui abbiamo ipotizzato un piccolo festival di cantautori e poeti che ha avuto molto successo, abbiamo iniziato il fantastico viaggio de L’importanza di essere piccoli. Un festival nei piccoli borghi dell’Appennino, dove musicisti e poeti si incontrano e incontrano gli abitanti dei luoghi stessi, spesso sperduti tra i monti. Il festival ha grande attenzione ed è seguito con tanto affetto da tutta Italia, cosa di cui siamo molto fieri e felici.

Come avete scelto i musicisti e i poeti ospiti del Festival?
Durante tutto l’anno cerchiamo di seguire più possibile concerti, letture, incontri, in modo da avere chiara una panoramica delle possibili proposte. La frequentazione di molti poeti inoltre permette di capire anche umanamente quali sono i più adatti ad essere ‘abbinati’ ad un cantautore. Inoltre, può accadere che siano i musicisti stessi a suggerirci altri nomi, e abbiamo notato che gli artisti si ‘passano la parola’ su questa iniziativa, perché evidentemente si trovano bene. È molto importante trovare gli abbinamenti giusti, quindi leggere molto, ascoltare molto, cercare di conoscere gli artisti e trovare le giuste alchimie di incontro. Pensiamo che questo sia un elemento fondamentale per la giusta atmosfera del festival.

Nella vita di tutti i giorni, di cosa si occupano i suoi organizzatori?
Purtroppo nonostante l’associazione richieda un’enorme mole di lavoro, non legato solamente al festival, i pochi fondi non consentono di vivere solo di questa attività. Il nucleo centrale del gruppo è formato da sette persone. Ci sono professionisti del settore, ovvero organizzatori culturali e artisti, ma la maggior parte del gruppo svolge altri mestieri. Ci sono ad esempio assistenti sociali e insegnanti, oltre a coloro che fanno lavori manuali di tutt’altro tipo per potersi mantenere.

Cosa ha caratterizzato l’ultima edizione del Festival?
Sicuramente, come per le altre edizioni, quello che caratterizza il festival è l’atmosfera. Un misto tra la festa e il raccolto e intimo momento dedicato alla condivisione dell’esperienza artistica, senza però spettacolarizzazioni o ammiccamenti. Ci si trova in questi luoghi bellissimi e speciali, che sicuramente sono un ingrediente essenziale, e si conoscono le persone che piano piano arrivano, si accolgono gli artisti come in una famiglia, e si condivide insieme una giornata o addirittura a volte tutta la settimana. Pensiamo che sia proprio l’atmosfera a rendere così amato questo festival.

Qual è stata la risposta del pubblico? C’è stato un appuntamento particolarmente “intenso” e seguito?
Il pubblico è sempre numerosissimo e di questo siamo lieti, perché non è facile avere un pubblico (specialmente per la poesia). Parliamo di centinaia di persone, che a volte fanno anche molte ore di macchina per raggiungerci, e questo ci sembra un segnale bellissimo. Le serate sono sempre tutte molto diverse per cui è difficile stabilire quale sia stato un appuntamento particolarmente riuscito. Sicuramente Cristina Donà ha attratto tantissime persone; ma anche l’intensità di Di Bella ha colpito al cuore così come la serata con Rentocchini e Diodato, nella quale abbiamo avuto il piacere di far leggere a sorpresa anche il poeta Carlo Bordini, che è piaciuto moltissimo e che ha commosso Diodato stesso, che non lo conosceva. Bordini è stato con noi tutta la settimana, passando così le sue vacanze, ed era entusiasta, ha detto che a differenza di quello che accade in città, da noi ha visto una ‘comunità’ e questo ci riempie di orgoglio perché è ciò su cui lavoriamo.

Siete già in moto per l’anno prossimo?
Adesso ci concentriamo sui laboratori intensivi di settembre; poi realizzeremo un lavoro teatrale a cui stiamo già lavorando, con Rita Frongia, una drammaturga e attrice che abbiamo già ospitato in altre occasioni e in collaborazione con dei centri per persone con disabilità, un progetto sulla fragilità che si chiama ‘Se hai una montagna di neve tienila all’ombra’, ispirato a un verso di T. Balestra. Speriamo poi di riuscire ad ampliare il festival con appuntamenti tutto l’anno… ma chissà, dipenderà molto se riusciremo a trovare i fondi, l’eterno problema di chi fa cultura in Italia!


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