Satana elegante e straccione: Paradiso Perduto di Henry Miller

Creato il 24 maggio 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti


Paradiso Perduto (A Devil in Paradise, 1960) di Henry Miller è un breve romanzo, catalogabile tra le opere minori dell'autore di Tropico del Cancro, Primavera Nera e Sexus, ma ha un particolare fascino, emanato dal protagonista delle vicende, Conrad Moricand. Il Paradiso di Henry Miller è la sua dimora a Big Sur, in California, bagnata dall'Oceano Pacifico, luogo che grazie alla sua incontaminata bellezza, e relativo isolamento, ha attratto nel tempo diversi scrittori oltre a Miller, come Richard Brautigan e Jack Kerouac.
Il romanzo ci proietta nel 1954 e ci racconta le vicende dell'oscuro soggiorno a Big Sur, nel rifugio di Henry Miller, del malinconico Conrad Moricand, intellettuale, astrologo e occultista. La struttura dell'opera è come sempre autobiografica e segue la vita dell'autore. E' Henry Miller stesso a invitare (incautamente) il suo amico Conrad Moricand, in difficoltà economiche, a trasferirsi nel suo eremo, nel suo privato Eden. Lo stravavante e aristocratico Moricand fu presentato a Miller da Anais Nin circa venti anni prima durante il suo soggiorno a Parigi (raccontato nel romanzo Tropico del Cancro). Paradiso Perduto è l'unico romanzo di Miller incentrato su un unico personaggio, a differenza delle altre opere che hanno una struttura diversa, spesso atemporale, popolata di personaggi e avvenimenti che circondano l'autore.

Conrad Moricand è dunque un personaggio reale, nato nel 1887 in una famiglia aristocratica dalla Svizzera. Dalla sua villa di Pigalle  frequenta l'ambiente degli artisti di Monmartre e Montparnasse, conosce Modigliani, Cendrars, Carco, Picasso, Kisling, Cocteau, Van Dongen, Max Jacob. Moricand a quel tempo poteva essere definito come mecenate e collezionista. La passione per le lettere e per il mondo alchemico dell'astrologia segnerà la sua formazione. Moricand finirà presto in rovina, vivrà nel grigio e angusto Hotel Modial a Parigi fino al 1938, scivendo qualche articolo e arraggiandosi, passerà perfino per la Legione Straniera per ritrovarsi poi nel 1944  in Svizzera, a Vevey, vivendo di espedienti e dell'aiuto di alcuni amici. Nel 1947 Miller lo  invita a vivere in Big Sur, nella sua casa, affascinato dalla cultura e bizzarria di questo misterioso dandy di altri tempi. Qui parte la storia raccontata da Paradiso Perduto, che il titolo originale, A Devil In Paradise, esprime meglio le vicende dell' infernale soggiorno e dell'inevitabile scontro di personalità.

E' difficile trovare informazioni e documentazione su Conrad Moricand, sopra riporto un suo ritratto (probabile) di Amemedo Modigliani, ai tempi del soggiorno parigino, e sotto un paio delle sue illustrazioni, che in Paradiso Perduto Miller definisce come vignette sadiche, opera della mente di un pervertito, Bambini e vergini violentate da mostri eccitati, tutti i tipi di sesso illecito, suore deflorare con oggetti sacri, fustigazioni, torture medievali, smembramenti, orge e coprofagia. In realtà le illustrazioni di Moricand, dalla documentazione che ho potuto vedere in rete, riportata in un libro conservato dalla famiglia Salmon Pepper Manners, mostrano anche altri tipi di soggetti, che nulla hanno a che vedere con sesso e perversione, probabilmente il giudizio che riporta Miller nel romanzo deriva dallo stato d'animo dell'autore nei confronti dell'ormai sgradito ospite. Difficile reperire ulteriore documentazione sul personaggio storico di Conrad Moricand, qualche articolo su Montherlant, Henri Matisse, Modigliani, alcuni poemi erotici, diverse lettere, tra le quali circa 200 lettere indirizzate a Max Jacob, conservate nella Biblioteca Nazionale a Parigi.

Tornando a Paradiso Perduto, e alla storia della strana convivenza con Moricand, Miller dal fascino di questo aristocratico e dotto personaggio scopre lentamente un uomo oscuro dalle molte facce, "uno stoico, che si trascina dietro  la sua tomba " scriverà Miller. Moricand è intriso di filosofie ermetiche e di conocenze occulte, studia carte astrologiche e cerca di vendere le sue divinazioni, come nei primi anni della sua rovina a Parigi. Agli occhi di Miller l'affascinante e incurabile dandy che conduce la vita di un barbone si trasforma in un mostro, in una emanazione diretta di Satana che calpesta il suo piccolo Eden a Big Sur, minacciandone le fondamenta. Lo stesso Oceano Pacifico diventa scuro, nero come la stanza dove si cela Moricand, fredda e piena di strani insetti. Miller non è più conquistato come un tempo dalla personalità di Moricand, incontrandone gli aspetti più neri e perversi, che si sveleranno portando alla fine all'allontanamento del vecchio amico, in uno strano esilio a San Francisco. Miller è convinto di aver invitato in casa sua la malinconia in persona,  Moricand nell'eremo di Big Sur non è altro che Un Diavolo in Paradiso, l'eroe di un romanzo tragicomico.

Chi conosce le opere più celebri di Miller, potrebbe rimanere spiazzato da questo breve romanzo, nel quale il centro di sposta dall'autore, che osserva da un angolo, verso un personaggio come Moricand che assorbe tutta l'attenzione, vero ombelico oscuro della storia e dei momenti vissuti dall'autore. Si trovano sempre in alcune pagine  le febbrili corse di Miller, che emergono magicamente dalla stasi letteraria e dalla storia raccontata, per trascinarci alla massima velocità verso il mondo poetico e psichico dell'artista, ricco oltre ogni limite. Ma le inquadrature stavolta sono diverse, sono sprazzi che fuoriescono, schiacciati da un grande blogo nero, dalla oscurità del cuore del protagonista, che si prende quasi tutta la linfa narrativa. Ma questo ci riporta a una delle grandi capacità dell'autore, dipingere le emozioni e passione umane con un tratto preciso e profondissimo, anche quando non sono le sue.
Probabilmente, oltre la realtà storica di questo oscuro personaggio, nuovo controeroe milleriano, e le vicende reali della convivenza a Big Sur, Moricand nella prosa e nella testa dell'autore rappresenta qualcosa in più, ben oltre gli aspetti autobiografici che gli sono congeniali. Moricand per Miller forse rappresenta davvero la malinconia, che lo aggredisce nel suo splendido isolamento di Big Sur. L'altro se stesso con il quale a volte convive davvero, scontrandosi continuamente. Moricand in fondo sembra proprio essere un ottima scusa per dare un volto, e un nome, al mostro che si cela dentro di noi, che si nutre dei nostri pensieri (consapevoli e inconsapevoli) più oscuri, sadici, inaccettabili. Un Satana elegante e straccione che si gratta e si lamenta nella stanza più piccola del nostro animo, che ci chiede di uscire o farsi portare carta da lettera profumata e borotalco francese.

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