Capitolo importante per Mr. Penttilä, artista a tutto tondo che si muove nell’underground sin dagli anni Novanta. Quest’album – il quinto – fa il punto della situazione di un musicista che per tutto questo tempo non ha fatto altro che soddisfare la sua necessità di esprimersi. Ha prestato la voce nei primi tre album degli Horna e fondato la Werwolf Records, cura grafiche e testi ed è un buon polistrumentista. Quella di Penttilä, comunque, la definirei più che altro un’esigenza, una forza che egli stesso decide poi di far confluire in vari progetti, che siano devoti al black/ambient (The True Werwolf) o alla NWOBHM (il progetto Armour).
Fimbulwinter è stato scritto come sempre con l’aiuto di alcuni suoi amici, lo stesso che riceve dal vivo. Abbracciando da una parte la mitologia nordica e dall’altra l’immaginario fantasy (la sesta traccia è scritta in Sindarin, lingua artificiale utilizzata da Tolkien), l’esito finale risulta omogeneo e dà l’impressione di un lavoro che trasuda semplice passione per il genere. Un po’ spiazzante l’ultima traccia, tirata troppo per le lunghe, incerta l’utilità di una cover: a livello di concept avrà la sua giusta collocazione, ma calata nel contesto del disco è quasi evitabile. Ovviamente, essendo black metal, non mancano gli episodi più violenti, che sono stati incanalati tutti verso il primo lato (esclusione fatta per la granitica “Winter’s Hunger”). Richiami ai primi Darkthrone (il riff portante di “Dragon’s Egg”) e tocchi più epici in “Nuin-Gaer-Faun”, i Satanic Warmaster di oggi vanno dritti al sodo senza dimenticare le radici di chi da quasi vent’anni porta avanti questo progetto. La Hells Headbangers ha già dato alle stampe il loro disco precedente: siamo curiosi di sapere dove li porterà quest’ulteriore spinta.