Si annuncia una tempesta di detriti spaziali come nel disaster-movie Gravity? Non dovrebbe succedere: la Difesa americana ha detto che «la situazione è sotto controllo», ma è pronta a innalzare il livello di attenzione nel caso in cui ci fosse una minaccia reale di collisione imminente. Lo scorso 3 febbraio c’è stato un «improvviso picco di temperatura» (leggi: esplosione) delle batterie del sottosistema di alimentazione del Defense Meteorological Satellite Program Flight 13 (Dmsp-F13), satellite della Difesa americana che serviva per le previsioni meteorologiche militari. Soltanto il 27 febbraio l’Air Force Space Command, dopo una richiesta di informazioni avanzata dal sito specializzato Space News, ha confermato la distruzione del satellite che sarebbe avvenuta «per vecchiaia». L’esplosione ha ridotto il satellite in 43 pezzi di varia grandezza, quindi 43 detriti spaziali potenzialmente pericolosi. I nuovi detriti non pongono una minaccia diretta alla Stazione spaziale internazionale e ai satelliti in orbita bassa (che viaggiano a circa 400 km di altezza), ma sono pericolosi per gli altri oggetti spaziali che si trovano sulla stessa orbita intorno a 850 km di altezza, in gran parte satelliti meteo e per spionaggio. I 43 detriti del Dmsp-F13 viaggiano a una velocità di 25.200 chilometri all’ora e anche un pezzo di piccole dimensioni avrebbe effetti devastanti nel caso di impatto con un altro satellite. Si stima che in orbita ci siano oltre 21 mila detriti con misure superiori a 10 centimetri e circa 500 mila con dimensioni inferiori. Nell’aprile dello scorso anno anche il satellite gemello Dmsp-F11 era finito in 56 pezzi. Secondo uno studio Nasa del 2008, le collisioni con detriti spaziali sono responsabili di circa l’1,5% delle perdite dei satelliti, mentre il 5% può essere addebitato a esplosioni del sistema delle batterie di alimentazione. Il satellite Dmsp-F13 venne lanciato il 24 marzo 1995 dalla base di Vanderberg, in California, con un razzo Atlas E e posto in orbita polare quasi circolare (tra 844 e 856 km di altezza) eliosincrona, cioè sincronizzata con il Sole. Copriva un’orbita intera in un’ora e 42 minuti inviando immagini delle nuvole nel visibile e nell’infrarosso, fornendo inoltre altri dati meteo e oceanografici. Il satellite era lungo 3,70 metri, con diametro di 1,20 m e pesava 831 chili. L’energia era fornita da pannelli solari fotovoltaici di 9,29 metri quadri. La durata operativa era prevista in 4 anni. Il satellite ha fornito migliaia di immagini meteo alla Marina e all’Aviazione militare americane. Nel 2006 uscì dalla fase direttamente operativa per essere utilizzato come satellite di scorta. «La perdita del satellite ha quindi un impatto minimo sul sistema meteo civile», si è affrettata a specificare l’Aviazione militare, «anche se ci sarà una lieve riduzione per le mappe meteo per uso tattico». Il prossimo satellite della serie, Dmps-F20, è in costruzione e dovrebbe essere lanciato nel novembre del prossimo anno. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it
Si annuncia una tempesta di detriti spaziali come nel disaster-movie Gravity? Non dovrebbe succedere: la Difesa americana ha detto che «la situazione è sotto controllo», ma è pronta a innalzare il livello di attenzione nel caso in cui ci fosse una minaccia reale di collisione imminente. Lo scorso 3 febbraio c’è stato un «improvviso picco di temperatura» (leggi: esplosione) delle batterie del sottosistema di alimentazione del Defense Meteorological Satellite Program Flight 13 (Dmsp-F13), satellite della Difesa americana che serviva per le previsioni meteorologiche militari. Soltanto il 27 febbraio l’Air Force Space Command, dopo una richiesta di informazioni avanzata dal sito specializzato Space News, ha confermato la distruzione del satellite che sarebbe avvenuta «per vecchiaia». L’esplosione ha ridotto il satellite in 43 pezzi di varia grandezza, quindi 43 detriti spaziali potenzialmente pericolosi. I nuovi detriti non pongono una minaccia diretta alla Stazione spaziale internazionale e ai satelliti in orbita bassa (che viaggiano a circa 400 km di altezza), ma sono pericolosi per gli altri oggetti spaziali che si trovano sulla stessa orbita intorno a 850 km di altezza, in gran parte satelliti meteo e per spionaggio. I 43 detriti del Dmsp-F13 viaggiano a una velocità di 25.200 chilometri all’ora e anche un pezzo di piccole dimensioni avrebbe effetti devastanti nel caso di impatto con un altro satellite. Si stima che in orbita ci siano oltre 21 mila detriti con misure superiori a 10 centimetri e circa 500 mila con dimensioni inferiori. Nell’aprile dello scorso anno anche il satellite gemello Dmsp-F11 era finito in 56 pezzi. Secondo uno studio Nasa del 2008, le collisioni con detriti spaziali sono responsabili di circa l’1,5% delle perdite dei satelliti, mentre il 5% può essere addebitato a esplosioni del sistema delle batterie di alimentazione. Il satellite Dmsp-F13 venne lanciato il 24 marzo 1995 dalla base di Vanderberg, in California, con un razzo Atlas E e posto in orbita polare quasi circolare (tra 844 e 856 km di altezza) eliosincrona, cioè sincronizzata con il Sole. Copriva un’orbita intera in un’ora e 42 minuti inviando immagini delle nuvole nel visibile e nell’infrarosso, fornendo inoltre altri dati meteo e oceanografici. Il satellite era lungo 3,70 metri, con diametro di 1,20 m e pesava 831 chili. L’energia era fornita da pannelli solari fotovoltaici di 9,29 metri quadri. La durata operativa era prevista in 4 anni. Il satellite ha fornito migliaia di immagini meteo alla Marina e all’Aviazione militare americane. Nel 2006 uscì dalla fase direttamente operativa per essere utilizzato come satellite di scorta. «La perdita del satellite ha quindi un impatto minimo sul sistema meteo civile», si è affrettata a specificare l’Aviazione militare, «anche se ci sarà una lieve riduzione per le mappe meteo per uso tattico». Il prossimo satellite della serie, Dmps-F20, è in costruzione e dovrebbe essere lanciato nel novembre del prossimo anno. Fonte: www.ilnavigatorecurioso.it