Satie, vita bizzarra di un “gentiluomo di velluto”

Creato il 12 novembre 2013 da Arscreativo

Satie, vita bizzarra di un “gentiluomo di velluto” ARSENALE CREATIVO

Voglio scrivere uno spettacolo teatrale per cani, e ho già scelto la scenografia: si alza il sipario, ed ecco apparire un osso

Erik Satie (1866-1925) è la figura più bizzarra ed enigmatica che la storia della musica abbia mai partorito. Cacciato a sedici anni dal Conservatorio di Parigi in quanto “studente davvero insignificante”, si unì all’esercito ma fece di tutto per procurarsi una bronchite e venirne esonerato. Quindi s’immerse nello spirito bohémien di Montmartre suonando in diversi caffè e guadagnandosi la fama di “padre del cabaret”, nonché l’ammirazione e la collaborazione di artisti di primo piano (Debussy, Ravel, Picasso, Cocteau).

Fin qui niente di troppo inconsueto, se non fosse che, tra le altre cose:

  • Mangiava solo cibi di colore bianco
  • Odiava il sole e collezionava ombrelli
  • Portava sempre con sé un martello, come “strumento di autodifesa”
  • S’interessò a esoterismo e misticismo: fu fondatore (e unico membro) di una confessione religiosa
  • A casa sua (oggi un museo) teneva due pianoforti a coda, uno sopra l’altro: quello sotto per suonare, quello sopra come cassetto per lettere e pacchetti
  • Scrisse forse il brano più lungo della storia della musica: Vexations, 18 ore per un breve frammento ripetuto 840 volte (Satie precorse di 50 anni il minimalismo musicale: molta della sua popolarità odierna si deve alla riscoperta della sua musica da parte di John Cage — quello dei 4’33” di silenzio)

Tra i suoi brani (che mescolano sapori impressionisti, surrealisti e dadaisti) il più celebre è forse uno di quelli che danno il titolo a questa rubrica, le Gnossiennes, una serie di composizioni brevi ed enigmatiche, molto semplici da suonare (tra i meriti di Satie sicuramente non c’è il virtuosismo pianistico). Possiamo ascoltare la famosa Gnossienne no. 1 nella colonna sonora di Chocolat — probabilmente il regista ignorava che Satie avesse scritto anche un Valzer del cioccolato alle mandorle, forse più consono al film in questione. Il brano è stato inserito regolarmente anche nel Viva la Vida tour dei Coldplay.

Un’altra serie di brani piuttosto conosciuti ed emblematici dello stile del compositore sono le Gymnopédies: l’ascolto di questi brani è oggi talmente piacevole (ed accessibile anche a chi non apprezza la musica classica) da far riflettere sulla forza anticipatrice di Satie, un caso unico nella storia della musica per la sua capacità di combinare basso e alto, satira e spiritualità, antichità e modernismo, lirismo e paradosso.

Fonti: 52composers.com, Satie-archives.com, Limelightmagazine.com. Immagine da MacEwan.ca.

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