Saverio Romano all’Agricoltura. La sinistra e FLI attaccano perché l’uomo sarebbe indagato per mafia

Creato il 23 marzo 2011 da Iljester
23 marzo 2011 | Giustizia, Politica | Permalink

Non voglio difendere Saverio Romano al Ministero dell’Agricoltura. Primo perché non lo conosco come uomo politico. Secondo perché non m’interessa difendere un uomo in quanto tale. Però mi corre l’obbligo di difendere il solito principio che la sinistra e ora anche la sedicente «destra» di FLI dimenticano: il principio dell’innocenza fino a sentenza definitiva.
Partiamo dall’antefatto. Saverio Romano è un deputato siciliano indagato per mafia. Secondo un pentito egli sarebbe stato a disposizione delle cosche. Un’accusa grave, che però – secondo la Procura – non ha trovato alcun riscontro. Da qui la richiesta di archiviazione, che attende il giudizio del GIP, che si pronuncerà solo la prossima settimana.
Orbene, davanti a questo inghippo procedurale, prima Napolitano ha espresso perplessità in ordine alla sua nomina a Ministro dell’Agricoltura, e poi l’opposizione ha tratto il solito inappellabile giudizio di colpevolezza: Romano è indagato e dunque non può rivestire quel ruolo. Anche perché, se il GIP non si è ancora pronunciato, deve per forza essere colpevole. No? Eppure così non è, e non dovrebbe essere. Primo perché il nostro sistema processuale distingue due fasi: la fase procedimentale che è preliminare e che può concludersi con la richiesta di archiviazione o il rinvio a giudizio, senza alcun (alcun!) giudizio prognostico sulla colpevolezza, che non sia eminentemente di parte (e cioè dell’accusa). Ed è il caso di Romano. E poi, la fase processuale, che succede alla richiesta di rinvio a giudizio e che può concludersi con un pronunciamento di colpevolezza o innocenza. E siamo solo al primo grado. Poi abbiamo l’appello, e infine la Cassazione (comunque eventuali).
Se questo è vero, ancora una volta mi chiedo: ma questo benedetto art. 27 della Costituzione, a sinistra (e ora pure in FLI) lo vogliono o no imparare? Non è che nella nostra carta esiste solo l’art. 21 Cost. o l’art. 3. Esiste anche l’art. 27, ed esistono tante altre norme nella nostra Costituzione che spesso i sinistri e gli pseudo-destri dimenticano, tanto sono accecati dal livoroso antiberlusconismo.
Il vero è che tutto questo è sconfortante. Dinanzi a questi emblematici episodi, emerge ancora una volta quanto il potere giudiziario, sostenuto da una certa parte politica, abbia acquisito la straordinaria capacità di condizionare (volontariamente o involontariamente) gli assetti e gli equilibri politici del Belpaese. È sufficiente un avviso di garanzia, o addirittura il diniego di una richiesta di archiviazione – che, come ho spiegato, costituisce la croce su un procedimento penale – per alterare i rapporti istituzionali e costringere un partito o una coalizione di partiti a scegliere non secondo la loro discrezionalità politica, ma secondo gli atti processuali di un qualsivoglia Tribunale o Procura.
Questo è assolutamente inaccettabile, e dimostra per l’ennesima volta la profonda alterazione istituzionale creatasi nella vita politica italiana. Eppure, per rimediare (a di là delle evidenti e necessarie riforme costituzionali che riassettino i rapporti tra i poteri dello Stato), sarebbe già sufficiente ricordarsi che prima di considerare una persona colpevole dei fatti per cui è accusato, i gradi del processo da superare devono essere tre. Solo dopo che l’ultimo grado ha sancito definitivamente la condanna, allora si può dire che quella persona è indegna o non idonea a rivestire la carica per la quale è proposta. Diversamente, attribuiremo ai giudici non solo il giudizio giuridico sulla violazione delle norme, ma anche quello peculiarmente morale. Il che non è compatibile con uno Stato di diritto e una democrazia compiuta.

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: art. 27 cost., imputato per concorso esterno mafia, mafia, ministro agricoltura, romano, saverio romano, sicilia Potrebbero interessarti anche:
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