Sebbene si potrebbe discutere a lungo sulla legittimità e sulla dignità di tale sottogenere narrativo, e sulla sua possibilità e appetibilità di commercializzazione, in realtà il verdetto è già stato espresso dall’ampio pubblico, che si reca sempre numeroso in sala, ormai a cadenza annuale, per assistere alle nuove trappole e al sadismo di Jigsaw e dei suoi, a quanto pare, molteplici complici.
Dal suo esordio nel 2004 a oggi, a fronte di un impegno di 64 milioni di dollari, la serie ne ha incassati più di 730, palese quindi la volontà della casa produttrice di sfruttare fino alla fine le potenzialità commerciali di Saw.
Per questo nuovo capitolo si è dunque scelto di percorrere la strada del 3D, per attirare, oltre che il pubblico degli aficionados, anche gli entusiasti di questa nuova tecnologia.
Siamo certamente nei territori del mainstream, piuttosto che in quelli del cinema sperimentale, d’avanguardia, o d’autore, questo è chiaro, per cui bisogna come prima cosa sgombrare il campo da inutili aspettative filosofico-concettuali. La trama e l’intreccio di questo film restano banali, incerti e raffazzonati come al solito, anzi, se possibile sono resi con ancor più confusione, quasi a casuale contorno delle sequenze delle trappole.
Appare infatti chiaro come la volontà di stupire il pubblico con effetti speciali abbia portato i realizzatori a calcare la mano sul piatto forte del loro brand, ovvero trappole e torture, anziché sul creare una sceneggiatura efficace, e dei personaggi credibili.
Malgrado queste rivelazioni allunghino la longevità della trama, a parte la sorpresa iniziale risultano, a ben vedere, un po’ posticce e giustapposte, perché davvero troppo poco credibili. Impensabile infatti come il buon John Kramer, malato terminale di cancro, abbia potuto creare e mettere in atto un intreccio di intenzioni, fatti e persone così complesso e vasto da durare addirittura ben dopo la sua morte. Con tutta la buona volontà e la sospensione dell’incredulità possibili, lo spettatore finisce per essere un po’ scettico sulla tenuta delle motivazioni dei fatti, e il film va a perderne in tensione e credibilità.
Una serie stanca, involuta, che si trascina faticosamente verso un’ipotetica conclusione ad effetto, arrancando attraverso episodi fini a se stessi, dei quali non interessa veramente a nessuno, perché sono solo la copia di riassunti di una storia già raccontata. Jonh Kramer, Jigsaw, il meglio di se l’ha già dato nel primo film, davvero valido ed entusiasmante, anche a distanza di anni. Ciò che è venuto in seguito sono solo inutili appendici, accanimento terapeutico.
In conclusione questo Saw 3D è solo un divertissement tridimensionale, in cui ridere del sangue che sprizza e delle frattaglie che volano. Magra consolazione.