C’era qualcuno che se ne andava al bar, con altri tre amici, ma non per cambiare il mondo.
Probabilmente parlavano dell’equo compenso, ossia quel contributo spettante per avere il diritto di effettuare una copia privata di opere soggette al diritto di autore, il che ha comportato un aumento del costo al consumatore di ogni supporto digitale (CD, chiavette USB, schede di memoria. DVD registrabili, hard-disk).
Ora mi chiedo: se scaricassi (premetto che non lo faccio) musica da un supporto elettronico, magari di quello stesso soggetto che se ne andava al bar, sarei classificata automaticamente come una truffatrice che svilisce il suo estro artistico.
Invece il povero genio che piange perché le sue opere non vengono adeguatamente valorizzate (e monetizzate!), viene messo a capo della SIAE, porta milioni in Svizzera ed evade le tasse.
Il solito compagno che sbaglia, come quell’altro compagno che, al premio Grinzane, chiedeva i compensi in nero ma faceva la morale agli altri!
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