Sbagliando niente s'impara

Creato il 21 ottobre 2012 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Diciamolo,  visto lo stato dell'arte della politica fidentina e dei partiti che la determinano, diventa quasi una necessità cercare "altrove" gli strumenti pratici e i fondamenti teorici per tornare, oggi, a fare politica liberandoci, soprattutto mentalmente,  dal ricatto di arroganti e presuntuosi personalismi.
Questo “altrove” è la cultura, però non intesa esclusivamente come patrimonio di opere o conoscenze ereditate dal passato bensì come esigenza creativa, come impulso a fare (poesia e arte derivano etimologicamente da parole che indicano la capacità di produrre).
Troppo spesso la cultura è infatti solo un dispositivo per definire un’identità, individuale e collettiva, ossia per dirci chi siamo e da dove veniamo, senza nessun vero interesse o progetto per il futuro. 
Non c’è dubbio che la difesa di uno spazio carico di memoria e di storia sia un segno di civiltà, e che il patrimonio architettonico e urbanistico vada protetto da speculazioni capaci di leggere il territorio solo in termini di valore immobiliare.
È tuttavia errato, al limite della complicità, credere che la museificazione della città, degli oggetti o delle idee sia una strategia efficace.
Dietro tale pratica c’è la pia illusione che una comunità non capace di produrre e accogliere nuova cultura, sappia conservare e tramandare la cultura che già esiste. 
Ecco, nella realtà d'oggi chi vuol fare politica  sceglie -caso o necessità-  un'identità partitica o, è di moda, antipartitica e prende posto nell'arena.
Da quel momento, fossero pure simpatici o sinceri nella loro stupidità, diventano soldatini di piombo e, nel contesto, la cultura è in gran parte vista solo dal lato circenses o del come eravamo.
So che è difficile, complicato e so anche che un cammino percorso per la prima volta , anche per la singolare rapidità di quello che passa sotto i nostri occhi,  sembra non finire mai proprio perché  intorno tutto cambia velocemente; guai, in tal caso, rincorrere l'attualità perdendo di vista l'obiettivo finale, semmai si tratta di cogliere la radice delle cose e non giocare il gioco ping pong con chi critica perché in autunno cadono le foglie, tenendo ben presente che l'impulso ad immaginare, sognare un progetto per il futuro passa attraverso il "fare" cultura  allontanandosi dai modelli di conformità e vedere il mondo a partire dalla propria realtà  abitata da sogni.
E cosa c'è di culturalmente e politicamente più concreto che realizzare un sogno?
Dunque, non prendere sul serio ciò che serio non è, quale sia la gravità con cui ci viene presentato, è ritrovarsi la terra del presente sotto i piedi  mirando ad un obiettivo politico, altrimenti significa essere disponibili alle storie degli altri, come un cavallo da giostra che  gira in circolo ad occhi bendati senza sapere quello che fa.
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