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Qui si procede per ellissi che non si chiudono, che si annodano poi proseguono e si riavvitano e ripartono. A volte invece ci sono dei veri e propri sfondamenti che creano trame, certi muri crollano - e così le parole. Oppure ci si ferma alle crepe, si butta un occhio di là e già basta, che assorbire tutto richiede davvero troppa energia. La superficie, tanto bistrattata, spesso dice già tantissimo. Evviva la crettatura, le rughe e i silenzi.
"Cazzo sii lineare!" è dichiarazione d'amore, da queste parti, e anche un po' una richiesta; c'è dentro tutto, fatica e risate, e vien buona persino questa caratteristica, buona per le attività inutili che appassionano.
Buona per le storie da raccontare. Involontariamente ho scoperto che mi piace uscire dal mio racconto.
La prima storia che ho raccontato forse è stata Barbara, vi ricordate di lei? A proposito, 'A Fugassa non c'è più, quella storia raccontata su Minimo si era conclusa in un post ma la storia di Barbara no. Chissà se la trama dei rapporti e l'aiuto della tecnologia mi aiuteranno a scrivere di nuovo di lei? Perché ogni storia raccontata è ancorata alla realtà del rapporto che si crea, anche se piccolo e superficiale appunto, e gli esiti sono imprevedibili.
E questo è un po' anche il senso di measachair, uno dei possibili sensi e certamente il principale per me.
Ci si siede uno di fronte all'altro e ci si racconta, o si ascolta. Succede tra noi che lavoriamo insieme, succede nelle interviste, persino negli appuntamenti.
Molto dipende da come ci si pone, dal momento, dalla predisposizione, dal contesto, mille fattori insomma.
Sarà interessante questo gioco in diretta domenica.
Non so se ne sarò capace, ma l'idea mi piace molto.
E dal momento che questo uscire dal guscio - e pure di brutto! - per me è proprio una novità, perdonate l'entusiasmo. E' un po' come scoprirsi nuova, c'è anche un po' di disorientamento e di tensione.
E, come sempre, mentre faccio imparo.