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Sbarre che fanno stare meglio: la teoria del cancello (Gate Control Theory)

Creato il 25 ottobre 2013 da Lundici @lundici_it

Vi è mai capitato che qualcuno vi chiedesse “un bacino sulla bua”? Sì, giusto?
E voi magari vi siete prestati a questo “giochino” pensando che funzionasse solo grazie all’effetto placebo. Sì anche questa, dai.

E se invece non fosse così?

Ok, in parte è vero: anche l’effetto placebo, non quello comunemente conosciuto (risposta alla somministrazione di una sostanza inerte o di un trattamento medico senza alcuna proprietà terapeutica), entra in gioco, ma ne parleremo dopo.

Secondo la teoria del cancello (Gate Control Theory), formulata da Ronald Melzack  e Patrick D. Wall negli anni ’60, le stimolazioni tattili (quindi anche i baci, le carezze, i massaggi eccetera eccetera), oltre a spalancare porte e portoni, aprono e chiudono cancelli.

Prima di spiegarne il meccanismo, facciamo un passo indietro con qualche cenno di neuroanatomia funzionale.

Sbarre che fanno stare meglio: la teoria del cancello (Gate Control Theory)

sezione trasversale del midollo spinale: la “farfalla” al centro è la sostanza grigia, suddivisa in lamine

La sensazione dolorosa “viaggia” dalla cute, ad esempio, al nostro cervello, dove viene elaborata e diventa sensazione cosciente, attraverso i nervi e il midollo spinale; il microscopico segnale elettrico si propaga attraverso tre neuroni, uniti tra loro come fossero delle prolunghe elettriche le cui spine sono rappresentate dalle sinapsi: la prima di queste “stazioni” si trova a livello delle cosiddette una parte del midollo spinale detta “corna posteriori” , in cui la sostanza grigia (i somi neuronali compattati) è organizzata in strati o lamine di neuroni di diverso tipo, eccitatori ed inibitori. La seconda “stazione” sensitiva è il talamo (una struttura anatomica situata centralmente e profondamente, alla base del nostro cervello), da lì il segnale corre lungo il terzo neurone sensitivo fino alla corteccia cerebrale. In sintesi, la via spino-talamo-corticale, uno dei sistemi deputatati alla percezione degli stimoli sensitivi.

Sbarre che fanno stare meglio: la teoria del cancello (Gate Control Theory)

la via sensitiva spino-talamo-corticale

Quindi come funziona ma soprattutto dove si trova il cancello?

A livello della II lamina del midollo spinale, detta sostanza gelatinosa di Rolando. Qui afferiscono fibre sensitive nocicettive (cioè attivate da stimoli dolorifici), A-delta (Aδ, mieliniche, specifiche per il dolore rapido puntorio) e C (amieliniche, lente, che conducono il dolore sordo), e fibre portanti sensibilità tattile e pressoria di maggior calibro, le A-beta (Aβ).

Sia queste ultime che le nocicettive, prima di prendere contatto con il neurone midollare, emettono un ramo collaterale, che entra in contatto con un interneurone produttore di un oppioide endogeno chiamato encefalina. Le fibre su citate producono effetti diversi su questo interneurone: le fibre Aβ ne stimolano l’attività, aumentando la produzione di encefalina, mentre le fibre di piccolo calibro lo inibiscono.

Se pertanto una fibra Aβ è attivata da uno stimolo non dolorifico, andrà a sua volta a stimolare l’interneurone inibitorio, che quindi bloccherà la trasmissione di eventuali segnali dolorifici fino al cervello: il cancello è chiuso, non si percepisce dolore.

Al contrario, se una fibra Aδ o C trasmette uno stimolo dolorifico, contemporaneamente inibisce l’interneurone encefalinergico, che non potrà a sua volta bloccare la trasmissione dell’impulso doloroso al cervello: il cancello è aperto, il dolore viene avvertito.

Sbarre che fanno stare meglio: la teoria del cancello (Gate Control Theory)

schema del controllo a cancello

Quindi, se uno stimolo dolorifico ed uno meccanico (pressorio, vibratorio) vengono trasmessi simultaneamente (ad esempio, se si picchia il ginocchio e si strofina la botta), il dolore sarà attenuato grazie all’azione eccitatoria della fibra Aβ sull’interneurone encefalinergico.

In aggiunta a questo meccanismo, come si accennava prima, esiste anche un vero effetto placebo: agli interneuroni encefalinergici arrivano anche fibre nervose serotoninergiche (produttrici di serotonina) provenienti dal nucleo magno del rafe a sede troncoencefalica (il fascio rafe-spinale), che a sua volta riceve connessioni dal grigio periacqueduttale (GPA, la sostanza grigia che circonda il terzo ventricolo e l’acquedotto di Silvio, sempre a livello del tronco encefalico). Il GPA è stimolato dagli oppioidi, sia esogeni (la morfina, ad esempio) che endogeni, questi ultimi prodotti anche quando si fa qualcosa che soddisfa fisicamente e/o emotivamente.

Sembra che entrambi questi meccanismi , l’interazione con gli interneuroni della sostanza gelatinosa di Rolando e la stimolazione del rilascio di oppioidi endogeni, siano anche alla base della terapia con agopuntura.

Ricapitolando: se il vostro amante ha picchiato la testa, il ginocchio, il sedere o quello che volete, procurandosi una bella botta, e vi chiede di dargli i bacini sulla bua, sappiate che non è solo un “tenero giochino”, ma una terapia, per di più duplice!

Quindi d’ora in poi potete proporvi come esclusivissimi terapeuti.

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