Scampato pericolo

Creato il 03 ottobre 2012 da Povna @povna

Giovedì scorso, a scuola della ‘povna (come in molte altre della provincia) stavano aspettando a gloria che arrivassero i supplenti, perché, con quel mese circa di ritardo, il provveditorato aveva finalmente provveduto, appunto (come è sua competenza, anche linguistica) alle convocazioni. La ‘povna un po’ tremava, va detto. Sia per certi suoi motivi personalissimi (che, se sarà il caso, potranno essere raccontati in seguito), sia perché il pensiero era alle convocazioni di scienze – e al timore, più che fondato, che si profilasse all’orizzonte un altro anno con Max Gazzè.
Il tempo passava, e non succedeva niente. La ‘povna friggeva, intanto, a fiamma alta. Per fortuna, suona la campana.
“‘povna, eccoti: ti devo raccontare subito” – Mafalda le si fa incontro per le scale, con il sorriso sulle labbra – sai chi ha chiamato a scuola un’ora fa, e ha trovato me a rispondere?”.
Esatto, proprio lui, il professore dei suoi sogni.
“Sì” – continua la sua spiegazione Mafalda – “voleva sapere come mai al Provveditorato non risultavano le nostre ore di supplenza; e chiedere al vicepreside, Daddy Longlegs, se poteva intervenire”.
“E…” – la ‘povna trattiene il fiato. Il tempo si ferma.
“E io allora sono andata a chiamare Daddy. Il quale però – visto che era la quarta volta che oggi tu, lui ed Esagono tentavate di chiamare il Provveditorato, ma gli uffici erano deserti – ha detto che lui ne aveva abbastanza di alzare la cornetta per poi farsi mandare a quel paese dal loro centralino”.
“E’ verissimo” – annuisce sovrappensiero la ‘povna – “è tutta la mattina che tentiamo di chiamarli, ma il personale è dislocato alle convocazioni dei supplenti, e non risponde. Non vedo, anche volendo, che altro potremmo fare”.
La conversazione si conclude così, in sospensione speranzosa, ma senza conferme. Finché, mentre è in treno, la ‘povna viene raggiunta da un sms:
“Non puoi immaginare chi hai rischiato di avere come collega quest’anno… E invece, è qui da me. Baci, la collega di Snape”.
Mentre si accinge, con calma, a richiamarla (perché una storia così vuole essere ascoltata nei dettagli), la ‘povna si appoggia allo schienale, comoda. E tira, rassicurato, un sospiro di sollievo.