Scarpanto, di forma stretta e allungata, nella parte meridionale del Dodecaneso, è per dimensioni la seconda isola dell'arcipelago, dopo Rodi e prima di Coo. Possedimento della famiglia genovese dei Moreschi dal 1246, passata ai veneziani Corner nel 1306, divenne turca nel 1538, poi italiana, e finalmente, greca.
La presenza turistica estiva, attorno al capoluogo Scarpanto, è di norma abbastanza massiccia; le spiagge più frequentate sono presso Agìa Marìna. La principale attrattiva dell'isola è costituita dal piccolo, remoto villaggio montano di Olimbos i cui abitanti parlano un dialetto che forse discende in linea diretta da antichi linguaggi dorici, e portano ancora costumi tradizionali. Ed è qui che si può trascorrere una bellissima vacanza soprattutto nel periodo di Pasqua, in quanto in questo luogo la festa si distingue per la forte intensità e la totale partecipazione della popolazione al sacro evento.
Nelle settimane che precedeno la festività la comunità è interamente assorbita dai preparativi sia materiali che "spirituali". Nella Settimana Santa la vita e la morte assumono dimensioni estreme e rigide: dal pianto straziante delle donne sull'epitafios, la tomba sacra addobbata da corone di fiori dove viene posto simbolicamente il Venerdì Santo il Cristo deposto dalla Croce, al lungo ricordo dei morti che si protrae nei giorni successivi la domenica di Pasqua con lamenti, lettere, preghiere e invocazioni, alle feste che hanno qualcosa di violento e dionisaco ed esplodono con musiche e balli cadenzati dal suono del laoùto, della lira della pipiza, una particolare cornamusa. Indispensabile è anche l'agnello del pranzo domenicale rallegrato dalla presenza dei parenti rientrati per l'occasione dalle loro terre di emigrazione. La festa prosegue per ore e ore, un rito insieme pagano e metafisico.