Crescono le ricerche per il riciclo in ambito cosmetico degli scarti dell’industria agroalimentare. Un trend che parte dalle ricerche di Univesità e Hub di ricerca e che viene accolto con entusiasmo dalle aziende, nonostante gli investimenti siano ancora ai primi passi. Il potenziale però è evidente. In Italia si producono infatti 12 milioni di tonnellate di scarti agroalimentari: rifiuti che in realtà contengono anche molecole “buone”, in grado di essere riciclate con successo nell’industria farmaceutica e cosmetica. Bucce d’uva, di mele, di pomodori, sansa e acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione delle olive sono alcuni dei rifiuti che possono essere preziosi per la realizzazione di prodotti di bellezza, a partire dall’estrazione di carboidrati, polifenoli, acidi grassi, omega 3, omega 6 e pigmenti. Addirittura secondo le stime del Gruppo Ricicla dell’Università di Milano la quotazione degli scarti di questo tipo può arrivare a fino a 1.000 euro ogni kilogrammo.