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Scatta la difesa corporativa della macchina del fango. Sindacato e grandi giornali: tutti Sallusti

Creato il 28 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

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Un esempio del genio sallustico

#siamotuttisallusti è fallito quasi subito. Qualcuno ha lanciato un hastag (cioè una sorta di riferimento, di parola d’ordine, su twitter, ma pochi hanno aderito). Buona parte dei cittadini non ama Sallusti: non si vedono le code alle edicole per comprare il giornale che dirige. Al contrario il sindacato unitario dei giornalisti si schiera con il personaggio che ha consentito consapevolmente la pubblicazione di una notizia falsa, e che ora recita la parte della vittima per farsi pubblicità. Così apre il sito del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi

HANNO CONDANNATO IL COLLEGA SALLUSTI
Siddi: “Una sentenza che getta vergogna sull’Italia”
Editoriali di protesta contro norme aberranti

La sentenza che manda in carcere Sallusti è il risultato sconvolgente di una norma orrenda del nostro codice, incompatibile con le democrazie avanzate e liberali e con i canoni delle democrazie europee. La Giunta della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, riunita in seduta straordinaria, si appella ai colleghi, e particolarmente ai direttori perché, accanto ai loro editoriali, compaiano spazi bianchi in prima pagina come segni tangibili di protesta, dandone conto ai lettori, evidenziando la mostruosità di queste norme affinché siano cancellate al più presto.

Ma scherziamo?

E’ un giornalista Sallusti? Il concetto di fondo è che il giornalista deve informare. Può anche esprimere un’opinione, ed è del tutto normale. E non è giusto che vada in carcere per un’idea o un errore. Il fatto è che Sallusti non è l’autore dell’articolo, firmato con lo pseudonimo Dreyfus. Dunque non è reato d’opinione, ma omesso controllo. Ancora, non è questo il concetto che dovrebbe stare in primo piano, al centro dell’attenzione. Un giornale deve informare. Prima deve informare, poi esprimere un’idea, che è a propria volta necessaria. Sallusti però non ha questa tendenza. Sta al gioco del suo editore, come Feltri, come Belpietro. Non è giornalismo. Belpietro si è persino inventato un’aggressore sulle scale di casa. Smentito dalle forze dell’ordine. Feltri ha massacrato Boffo.

La casa di Montecarlo è diventato un caso più importante della guerra in Iraq o in Afghanistan, per poi rivelarsi un buco nell’acqua. Dov’è il senso della misura?

Ma Sallusti non ha cercato di evitare la querela rettificando, come normale. Non ha provato a mediare. Fa di tutto per subire il maggior danno possibile dalla magistratura: il colpevole viene così glorificato. Sallusti s’inventa capro espiatorio e tutti stanno con lui.

Il sindacato sta amplificando i toni in modo tale da fare il gioco della vittima, del capro espiatorio volontario Sallusti. Vedremo le conseguenze di questo comportamento di massa dei grandi giornali, allineati sulla difesa di un’assurdità, un’irregolarità. Non merita la galera, ma l’errore è evidentissimo. E la “macchina del fango” che ha perseguitato tutti i nemici di Berlusconi, compreso Dino Boffo, giornalista molto più serio e credibile del servile Sallusti, non viene condannata dal sindacato. Un comportamento eccessivo, una difesa corporativa e pericolosa, perché consentirà di continuare a giustificare il governo Monti al di là di ogni ragionevole dubbio, a santificarlo, massacro dello stato sociale compreso.

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