Scheletri nell’armadio

Creato il 25 maggio 2013 da Scribacchina

Per tutta una serie di circostanze mi sono ritrovata a svuotare e pulire da cima a fondo una stanza di casa mia. E’ la stanza dove tengo anche diversi scatoloni con cimeli d’epoca: libri di scuola, videocasette, cassette audio e pure un simpaticissimo pianoforte giocattolo che “suonavo” quando avevo due anni. Tutte quelle cose che uno dice: ma no, perché buttarle? Teniamole ancora un po’, si fa sempre in tempo a portarle in discarica.
Finisce che quelle cose te le dimentichi per anni; sì, sai che sono lì, ma vivono una vita totalmente slegata dalla tua attuale, restano ancorate al passato e da lì non si schiodano.
Sai che ci sono ma non sai bene in quale scatolone siano.
Ti viene anche il dubbio che – forse – la loro vita è talmente indipendente dalla tua che hanno deciso di andarsene, perdendosi chissà dove e chissà come.

Nella stanza dei cimeli ho ritrovato uno scatolone 50 x 50 x 50 pieno di cassette audio: praticamente tutta la mia vita musicale fino all’avvento dei cd. Van Halen, Living Colour, Style Council, Foolish Flame, David Sylvian, qualcosa dei Weather Report, Barbara Higbie, bootleg assortiti di ogni tipo; inoltre, una ventina di nastri con le registrazioni in concerto e in sala prove dei miei gruppi dell’epoca: alcune interessanti, altre spaventose.

Tra un “live at” e un “prove del 20 giugno 1999″, la folgorazione: vedo una cassetta con scritto “prime incisioni 1989″. La scrittura è simile alla mia attuale, ma è molto meno spigolosa e decisamente più composta. Faccio due conti e realizzo che il mio primo basso l’ho comprato proprio nell’89… possibile che sia una registrazione d’epoca, di quando non sapevo nemmeno come mettere le mani sullo strumento? Mica mi ricordavo di avere già allora il brutto vizio di registrare…
Fortunatamente ho ancora un vecchio stereo con il lettore delle cassette.
Ammetto di avere avuto un brivido ascoltando il giro di basso di A Hard Day’s Night suonato da me quando avevo 14 anni. A Hard Day’s Night è il primo brano in assoluto che ho studiato: ricordo il librone – soprannominato “la bibbia” – con le trascrizioni di tutti i brani dei Beatles, il mio incaponirmi perché non riuscivo a stare a tempo, il freddo del mese di gennaio, i pensieri e le speranze di quella ragazzina…
Strano farsi tenerezza da soli.

Ripenso a quei tempi, all’ultima volta che ho suonato in pubblico e… sento un brivido lungo la schiena: sono passati esattamente diciotto anni dal mio ultimo live.

Tra una settimana salirò di nuovo su un palco.
Che Pastorius me la mandi buona.


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