Schermo nero

Da Chiagia

Quel giorno ho smesso di guardare i telegiornali, cosa che per me è stranissima.
Se pensi che sin da piccolo sono stato un’appassionato dell’informazione, che sfogliavo i giornali con la famelicità che i miei compagni riservavano agli album della Panini.
Per non dire di quando succedeva qualcosa di grosso. Allora sì che leggevo e rileggevo, in un’epoca in cui non c’era google e le informazioni arrivavano poco alla volta, sulla Nazione, su Repubblica e nei tg. E allora per approfondire le notizie non restava che frugare nelle enciclopedie, nei libri.
Per esempio ho il ricordo nitido dei giorni successivi al terremoto nel Friuli (avevo dieci anni), quando segnavo sul mio libro di geografia l’epicentro e disegnavo con il compasso le zone colpite.
Poi il delitto Moro, la strage di Bologna e così via. Sempre informatissimo, avrei potuto andare a un quiz di Mike Bongiorno portando come argomento “le grandi tragedie”.
Invece dopo l’11 settembre sono rimasto come paralizzato. Sono riuscito a leggere qualche articolo di giornale ma non a guardare le immagini televisive.
Ovviamente ho visto il primo telegiornale, la sera, poi ho spento. E nei giorni successivi ho evitato, perchè non riuscivo a respirare.
Un mese più tardi, l’11 ottobre, la RAI ha dato uno speciale e io pensavo che ormai il grosso era passato, che avrei potuto reggerlo.
Alla prima immagine dell’uomo che si lascia precipitare per sfuggire alle fiamme ho spento.
In questi dieci anni ho letto molto sull’11 settembre, che tra l’altro sta al centro di uno dei miei libri preferiti in assoluto, “Molto forte, incredibilmente vicino” di Safran Foer.
Non sono però guarito dalla paura delle immagini di quel giorno.
L’ho capito ieri sera guardando lo speciale di RaiTre, quando il fiato, ancora, mancava, e non spegnere mi costava una fatica pazzesca.



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