È arrivato l'ipad, gli idioti c'erano già. C'era chi l'ha ordinato da internet e l'ha avuto in anticipo, chi si è messo in coda ai negozi, chi sostiene che da un anno risparmia per poterlo acquistare. Ma a vincere sicuramente sono stati quel gruppetto di folli che s'è accampato a dormire davanti ai negozi. Manco fossero le ultime riserve alimentari del pianeta. Il più venduto dicono sia stato quello più costoso (800 euro); alla faccia della crisi! Mi chiedo cosa ci sia di così sensazionale: guarirà dai tumori? Permetterà di risolvere i problemi ambientali? Guarirà i pazzi e i depressi si sdepresseranno con buona pace degli psicologi che dovranno trovarsi un nuovo lavoro? Quest'ultimo punto, forse, il meno desiderabile: dove ce la mettiamo ora questa nuova forza lavoro?
Mi rimane difficile comprendere l'euforia, l'incontenibile follia, il desiderio ossessivo per un oggetto che fin'ora nelle nostre vite non c'è stato e che ora sembra necessario alla sopravvivenza. Ho letto un'intervista dove il consumatore evidenziava il fatto che lui aveva risparmiato un anno per arrivare a questo giorno. Pensare che io me ne sono accorto solo qualche giorno fa che arrivava questo "icoso". Sfogliando Repubblica c'era un inserto pubblicitario che diceva che tra poco Repubblica si sarebbe potuta leggere sull'ipad. Anziché esclamare wow!, la mia domanda è stata: e che cos'è un ipad? A che serve? Ho reperito informazioni e dovrebbe essere una tavoletta che può contenere al suo interno una serie di applicazioni, libri, quotidiani. Ho cercato delle foto ed ho visto le sue dimensioni: come faccio ad andare in giro con un oggetto del genere? Almeno il giornale cartaceo se la panchina era bagnata potevi metterlo sotto le chiappe! Non riesco ad afferrarne uso ed utilità. È da portare in giro o da consumare a casa?
Un'essenzialità di plastica, l'ennesima idiozia della modernità che crea dipendenza e bisogno di un oggetto mai avuto. Il sorriso dei dittatori del pil che sperano che l'innovazione sollevi l'economia. Il luccichio degli articoli di giornali, delle pubblicità, l'enfasi delle televisione: vento che ha spinto la gente a credere che ciò fosse necessario. Ecco l'ipad, l'ultimo ritrovato delle essenzialità di plastica. Guardo il mio "Novelle per un anno" di Luigi Pirandello, acquistato in un mercatino e finito di stampare il 4 febbraio 1943. Ingiallito ma perfettamente sfogliabile, leggibile, con lo stesso identico aroma di carta viva! Che ne sarà di un ipad quando varcherà la soglia dei 70 anni? E dei suoi contenuti? Persi. La modernità e la tecnologia decreteranno la fine della storia dell'uomo. Non ci sarà sempre questo lusso, e se un giorno dovesse avvenire una catastrofe che decreterà la fine dell'elettronica, che ne sarà del sapere accumulato in formato digitale? Perduto per sempre. E-book e ipad saranno relitti senza quel fascino lucente che li aveva fatti esaltare al loro fiorire. Ma rimarrà sempre, ancor più gialla, ma leggibile, quella fantastica edizione delle "Novelle per un anno" finita di stampare il 4 febbraio 1943.