Sembra ieri, ma oramai è quasi un mese che siamo in Thailandia, le sensazioni finora sono state parecchie e l’ umore alterno. Il problema fondamentale è stato mettere ordine in quel caos mentale che ci ha provocato lo stare 6 mesi in sud America, innamorarci di quei posti, teletrasportarci in occidente per un mese in Nuova Zelanda, per poi finire in una terra di cui conosciamo poco e dove non capiamo nessuno, insomma, un casino.
Ora stiamo pian piano ricominciando ad assaporare le gioie del viaggio lento via terra e sta rinascendo in noi il sacro fuoco della scoperta, ma non è stato facile e la Thailandia non ci ha certo aiutato, ci sono voluti sbagli di itenerario, sviste, sudate tropicali, litigate, ma anche relax al mare, viaggi in motorino, vari budda e scimmie, un po’ ti tutto.
Eravamo rimasti a Krabi amena cittadina rivierasca ma senza spiaggia (mah…) sulla costa del mar delle Andamane, posto tranquillo e non troppo turistico, soprattutto senza i milioni di mignotte incontrate a Pattaya; facciamo base un paio di giorni in cui iniziamo ad assaporare usi e costumi thai in attesa di prendere il traghetto per la famigerata Ko Phi Phi, l’ isola resa celebre dal film “the beach” prima e dallo tsunami poi.
Faccio un minuto di polemica: IO L’ AVEVO DETTO CHE ERA UN POSTO DI MERDA!!!
Ma la Katia nisba, lei ci voleva andare a ogni costo, mi faceva una testa tanta da un mese, così sbarchiamo in un assolato pomeriggio nella celebre isola carichi di speranze e soprattutto scarichi di metà di quello che ci portavamo nello zaino, si perchè a Krabi abbiamo fatto il grande passo e rispedito a casa uno scatolone di 14 kili contenenti tutto il materiale invernale che ci portavamo appresso (questo ci creerà problemi, ricordatevi di queste mie profetiche parole..)
Ma torniamo all’ isola dei famosi, Ko Phi Phi è davvero bella scenograficamente, non lo si può negare, baie di sabbia bianca e mare turchese incorniciate dalle famose rocce ricoperte di giungla a picco sul mare, insomma una cartolina.
Ora prendete la cartolina, in mezzo all’ isola disegnate un paese sfruttando ogni centimetro quadrato, il paese riempitelo di pub inglesi, ristoranti lounge, centri massaggio, minimarket e guest house, e poi popolatelo con orde di inglesi che scorrazzano per le stradine bevendo red bull e schiacciandosi lattine di birra vuote in fronte, altrettanti thailandesi avidissimi che ti stressano la vita ogni secondo cercando di venderti: tour, passaggi in barca, immersioni, camere, cibo e massaggi, il tutto con l’ immancabile rumore delle centinaia di barche che scorrazzano attorno all’ isola dall’ alba al tramonto. insomma, mi sta venendo ancora l’ ansia solo a scriverlo!
foto ingannevoli
Fortunatamente la Katia rinsavisce e mi dice anche una frase che amo sentire “LALE AVEVI RAGIONE” e per me è già una soddisfazione e quindi non infierisco su di lei; un paio di notti e ritorniamo mestamente sulla costa e siamo al punto di partenza, che fare?
Seguendo l’ ispirazione non facciamo assolutamente nulla, ci troviamo una camera eccezionalmente economica e ci sistemiamo a Krabi come se dovessimo passare li il resto della nostra esistenza. Non che ci sia molto da fare, ma il posto è piacevole e poi facciamo conoscenza con il nuovo mezzo di trasporto che credo sfrutteremo parecchio in Asia: il motorello.
Il motorello in questione, un’ Honda Click 100cc, ci scorrazzerà nei dintorni per i seguenti spensierati giorni per la gioia del culo della Katia martoriato dalle buche.
il mitico honda click
Di giorno svariate gite lungo la costa per vedere i famosi scorci paesaggistici del mar delle Andamane e poi vicino a Krabi facciamo il nostro primo incontro con un tempio buddista e, wow, il posto è davvero bello, regna una pace che se fossi religioso direi mistica; per loro è tutto normale, ma per me è davvero nuovo vedere tutti queste crape pelate vestite di arancione che gironzolano fra templi dorati budda d’ oro, delle specie di punte d’ oro, statue di personaggi non identificati d’ oro (si insomma ai buddisti piace l’ oro, se non vero almeno il colore) e poi scimmiette da tutte le parti. I simpaticoni che hanno costruito il tempio hanno pensato bene anche di costruire un pezzo di tempio in cima ad un cucuzzolo, così ci smalloppiamo i 1237 gradini della scalinata ammazza polmoni fino in cima alla montagna per vedere un buddone (grande budda) e goderci un’ incredibile vista e un’ incredibile pace.
un buddone
chi è più mistico?
Alla sera la cosa più eccitante di Krabi é la festa del paese, molto simile alle nostre feste dell’ unità con la piccola differenza che sul palco in piazza non c’è l’ orchestra di liscio, bensì una televisione karaoke e l’ improbabile cantante di turno sempre stonato; il pubblico impazzisce mentre mangia e beve enormi quantità di cibo e birra chang e devo dire che anche per me non è niente male visto in chiave trash.
Alla fine non ci siamo trasferiti a Krabi, la festa dell’ unità era finita e il monsone iniziava a rompere le palle seriamente ai miei piani motociclistici, così leviamo le tende e ci trasferiamo sulla sponda opposta sul golfo della Thailandia, ci riproviamo con un’ isola, questa volta Ko Tao, la più piccola e tranquilla delle tre isole da quelle parti.
Il viaggio è particolare visto che la nostra taccagneria ci costringerà a prendere il lentissimo battello-dormitorio notturno, bellissimo e sgangheratissimo, tutto di legno con un ponte ricoperto di materassi dove dormiremo tutti insieme appassionatamente, la Katia prova a sollevare qualche questione con il suo fantomatico mal di mare psicosomatico, ma la obbligo a cacciare giù qualche pastiglia e si addormenta in 30 secondi.
risveglio in barca
La settimana seguente sarà molto importante per il proseguimento della nostra avventura asiatica: da una parte ci godiamo l’ isola che è davvero carina, anche qui ci dotiamo di motorello per muoverci fra uno spaparanzamento in spiaggia e l’ altro, ci riposiamo parecchio, ci abbronziamo ai limiti della scottatura e ci ingozziamo del mio nuovo piatto preferito il pad thai (spaghetti con verdure, uovo e pesce o pollo), l’ isola è particolarmente bella e a misura d’ uomo e un paradiso di pace rispetto a ko phi phi, il mare è cristallino e ricco di coralli a tal punto che non c’è nemmeno bisogno di immergersi per vederli, basta camminare nell’ acqua con la bassa marea per vederne di ogni tipo e grazie alla moto ci godiamo tutte le spiagge dell’ isola alla ricerca del venticello rinfrescante, insomma, facciamo i fancazzisti come al solito.
zucche viola nell' acqua
Dall’ altro lato tutto questo tempo per pensare e questo essere “fermi” porta delle nubi sulla nostra serenità e ci rende inquieti, soprattutto a me, quasi che sento che qualcosa si è inceppato nel meccanismo che fino a questo punto del viaggio ha sempre funzionato.
Ma il sole e il mare alla fine ci aiutano a farci tornare voglia di esplorare, si ricomincia a fare piani sul nostro futuro, quello immediato e quello un po’ più in la; ricominciamo a parlare del nostro itinerario, più che altro iniziamo a farne uno visto che finora mancava, e, per la prima volta, fa la sua comparsa timida la parola Himalaya e qui vi rammento le mie profetiche parole riguardanti il nostro zaino…
Comunque sia la nostra “vacanza” sull’ isola finisce e ci rimettiamo in viaggio sulla terra ferma, torniamo a Bangkok (e ridajee) tutto è passato, basta scontri-carrarmati-coprifuoco, la città è li tranquilla come se nulla fosse mai successo, oddio tranquilla è un sinonimo che male si adatta a Bangkok.
Come tutte le grandi città poste a queste latitudini (eccetto Singapore) Bangkok è un inferno, ma come l’ inferno ha un suo fascino perverso. Da una parte i soliti grattacieli e i mega centri commerciali, giovani moderni attaccati al telefonino, dall’ altro viette sgarruppate con case fatiscenti, carretti trasformati in ristoranti volanti e poveri cristi che fanno i lavori più assurdi nel caldo più letale, il tutto condito da un traffico e da un inquinamento invivibili.
Detta così sembra un postaccio, ma alla fine non è affatto male; certo bisogna armarsi di una pazienza da santi, ci è capitato di stare quasi un’ ora sul bus fermi nello stesso punto imbottigliati con un caldo allucinogeno, la litigata con il guidatore di tuk tuk che ti vuole truffare è all’ ordine del giorno, bene o male chiunque ti vuole truffare e lo fanno anche con quel sorrisino falso buddista, ma l’ atmosfera è piuttosto unica.
Si passa dal casino dei mercati alla pace mistica dei templi, dalla decadenza di Khao San il quartiere “ghetto” dei viaggiatori zaino in spalla, ai sofisticati centri commerciali brulicanti di nuove generazioni di thai col ciuffo in avanti.
Noi ce li godiamo tutti cercando di rispettare tutte le regole di studio aperto: bere almeno 2 litri di acqua al giorno, non uscire nelle ore più calde e mangiare tanta frutta.
Ci fermiamo un po’ di giorni a ciondolare per la città, a me piace soprattutto passeggiare nei templi buddisti dove tutto si ferma e ci si dimentica di essere in una metropoli, in uno di questi ad un certo punto siamo sicuri di vedere un UFO in cielo sopra il tempio, la Katia come suo solito esclama “è un segno!!!” e aggiunge “dobbiamo diventare buddisti” io la mando a cagare seduta stante.
Per il resto sfruttiamo il nostro potere di acquisto ritornato buono per fare qualche compera visto che a Bangkok puoi comprare ogni cosa si possa immaginare a prezzi stracciati, e quando dico tutto intendo tutto, dalla tecnologia avanzata ai falsi cinesi, da ogni tipo di maglietta a abiti su misura con taglio Armani e Hugo Boss, dalle armi ninja a qualsiasi tipo di documento, patente, diploma perfettamente falsificati, cibo ad ogni ora e ogni 10 metri mediamente, bevande energetiche con dentro ogni ritrovato chimico possibile e immaginabile e di cui i thai vanno pazzi, e un po’ li capisco, vivere con quel clima c’è bisogno di tirarsi su in qualche modo.
Nei nostri ciondolamenti per la città negli ultimi giorni si unisce Ken un canadese che è decisamente in lizza per vincere il premio del più strambo personaggio incontrato in viaggio, la Katia ha una particolare calamita per attrarre questi personaggi, ma il tipo è piacevole e con lui passiamo tra le altre cose una bellissima serata alcolica a bere Chang e a sudare in cui ci fa morir dal ridere con i racconti di tutti i suoi tragicomici incidenti in giro per il mondo.
dietro questa nuvola si nasconderebbe un disco volante
scene comuni da un finestrino del bus a bangkok
i ristoranti di lusso che frequentiamo abitualmente
serve una laurea a oxford?
Ora siamo di nuovo in viaggio, abbiamo salutato Bangkok e il suo caldo micidiale, ci sta per scadere il permesso per stare in Thailandia e quindi per il momento non vedremo il nord del paese nel quale ritorneremo più tardi, finalmente siamo usciti dal circuito più turistico del paese e le cose sono cambiate, i thailandesi sanno anche essere simpatici e genuini, certo sono un po’ bizzarri e completamente invasati per buddha e il loro re, i quali compaiono veramente ad ogni angolo delle strade; il ciccione dorato almeno ha una faccia simpatica, ma il sovrano è davvero brutto e con una faccia da stupido (se mi sentissero credo finirei in uno dei famosi carceri thailandesi).
che bell' uomo...
Il nostro percorso ora prevede una decisa curva a destra in direzione Cambogia e sulla strada facciamo alcune tappe in posti di provincia dove si respira una vita più normale e i locali preferiscono dedicarsi alla loro tranquilla esistenza piuttosto che stressarci continuamente; da queste parti non mancano certo le stramberie, quelle cose veramente lontane anni luce dal nostro occidente e che ti fanno sentire di essere dall’ altra parte del mondo, uno di questi posti bizzarri è una cittadina di nome Lopburi.
A parte che a stare fuori da Bangkok si ricomincia a respirare, a parte che come dicevo qua nessuno parla inglese e nessuno ti caga, il posto è piacevolmente tranquillo e la gente sonnecchia o al massimo fa aerobica di massa al parco, ma la particolarità sono i veri padroni della città: le scimmie.
aerobica di gruppo
Non si sa quando, tanto tempo fa nel centro urbano, proprio dove si ergono delle rovine di un antico tempio hanno fatto la loro comparsa delle scimmie, i thai che in quanto buddisti sono superstiziosissimi (più della Katia) l’ hanno preso per un segno, quindi detto fatto le scimmie sono sacre e non si toccano.
Non l’ avessero mai fatto… questa non era una famigliola di amabili ed innoque bertucce, ma una vera e propria gang di scimmie teppiste che hanno proliferato (le ho viste coi miei occhi fare orge e trenini di vario genere) con il risultato che ora la città è in balia della banda che arrogantissima fa letteralmente il cazzo che vuole.
Fa un effetto assurdo vedere scimmie dappertutto in un centro abitato, che attraversano la strada, si arrampicano sui palazzi, cercano di rubare qualsiasi cosa commestibile e non.
scimmie perditempo per la strada
reti ovunque per tenere fuori le scimmie
l’ altra sera ci siamo addormentati con due scimmie appollaiate alla finestra della nostra camera che vegliavano il nostro sonno, stamattina al risveglio c’ era una famiglia intera ad aspettarci sul balcone, ci guardano facendo delle facce da pirla allucinate e una di loro si mette a pisciare proprio di fronte a noi e in quel momento capisco che sono intelligenti, arroganti e cattive, un mix micidiale che presto, dopo Lopburi, le porterà a conquistare tutto il mondo.
Noi nel frattempo cerchiamo di goderci la parte di mondo non ancora assoggettata al potere scimmiesco, ci avviciniamo sempre di più alla Cambogia e lentamente si sta insinuando nel paesaggio e nella gente la cultura Khmer tutto inizia di nuovo a cambiare e, senza accorgermene, il meccanismo ha iniziato di nuovo a girare e io mi sento ancora perso nel mondo pronto a farmi meravigliare una volta di più.
Lale