Con la morte delle ideologie nate in Europa, progressisti e conservatori europei hanno dovuto indossare ideologie nate in America, che sono il portato delle filosofie che hanno informato la politica estera degli Stati Uniti lungo la sua storia. Non è data ideologia, infatti, senza visione del mondo e, ancor più, della visione di se stessi nel mondo, quasi sempre cercando di starci dentro da padroni, nella volontà e/o nella rappresentazione. In Italia il cambio d’abito è stato tragicomico e così abbiamo dei neocon de noantri che agitano come un presagio la loro robusta sopravvalutazione del rischio di deriva islamista della crisi egiziana, e la randellano sulle teste delle anime belle che invece stanno lì tutte speranzose in un effetto-domino laico e liberaldemocratico in tutto il mondo arabo. È che le mode arrivano in ritardo – c’è pur sempre di mezzo un oceano – e siamo ancora a La fine della storia di Francis Fukuyama e a Lo scontro delle civiltà di Samuel Huntington. E però c’è un doppio paradosso: Samuel Huntington era il consigliere di Jimmy Carter per la politica estera, che i conservatori italiani considerano la peggiore politica estera americana, e Francis Fukuyama ha lavorato per la Rand Corporation, che i progressisti italiani hanno sempre considerato una copertura della Cia. Il conservatore ci fa la figura di scimmione in frac, il progressista di costume da scimmione appeso a una stampella.
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