Sciopero dei giocatori, ecco perché è giusto

Creato il 04 dicembre 2010 da Waltergianno


“Per la Lega un giocatore non può rifiutare il passaggio ad un club dello stesso livello di quello in cui si trova e che gli garantisca lo stesso trattamento economico. In caso di rifiuto, il contratto si intende rescisso automaticamente con una multa da pagare da parte del calciatore che ammonta al 50% del suo stipendio”.

In sintesi, Silvio Berlusconi e Massimo Moratti potrebbero mettersi d’accordo per il passaggio di Massimo Oddo dal Milan all’Inter senza il consenso del difensore.

Insomma, una buona ragione per scioperare, mettendo da parte il populismo che non accetta che un calciatore possa decidere di non giocare, incrociando le gambe, perché ha una posizione privilegiata rispetto ad operai, precari, ecc.

Innanzitutto, perché in Italia vige l’uguaglianza formale e sostanziale. Fabrizio Miccoli ha gli stessi diritti di un teleoperatore call center.

E poi, un giocatore è “anche” un persona. Dietro ad un campione c’è pure una famiglia, che si trasferisce insieme a lui, con tutto ciò che comporta.

D’accordo, Ibrahimovic & Co. guadagnano una barca di soldi, magari troppi, tanti quanti quelli che un operaio non riuscirebbe a mettere da parte in cinque vite.

Ma bisogna essere anche “relativisti“, non giudicando superficialmente una scelta, la cui “impopolarità” è nota soprattutto ai diretti interessati.

Sandro Mazzola, uno che ha fatto la storia del calcio, ha detto: “I contratti si firmano in due e nessuno mette una pistola alla tempia delle società. Prima sottoscrivono accordi lunghi, poi, se le cose non vanno bene oppure scoprono che erano troppo onerosi, pretendono di liberarsi dai giocatori”.
 

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