Alla fine siamo all’epilogo. SEL si spacca, c’è una scissione con Migliore, Fava ed altri che lasciano il partito per approdare al Gruppo misto in vista di una adesione al PD.
Migliore se ne va, dunque, dopo essersi dimesso martedì notte, e si porta dietro un pezzo di gruppo parlamentare. Quasi metà, anzi un terzo. Con lui se ne va anche Claudio Fava, ex Ds, vicepresidente della commissione antimafia. E poi un’altra decina di deputati. Non pochi se si considera che già due colleghi, Michele Ragosta e Ferdinando Aiello, sono passati nel gruppo del Pd, e che Sel contava ormai trentaquattro eletti. Tra i deputati dati in uscita: Ileana Piazzoni, Alessandro Zan, Nazzareno Pilozzi, Guido Quaranta e Fabio Lavagno. Alcuni stanno riflettendo, altri hanno già confermato la loro intenzione. Anche Titti Di Salvo, molto vicina a Fava, dovrebbe abbandonare partito e gruppo parlamentare.
Non tutti, però, entreranno direttamente nel Pd. Probabile per i più è uno stazionamento nel gruppo misto e poi semmai un gruppo nuovo, forse con l’aiuto di qualche deputato Pd prestato per la causa. Servono 20 deputati, infatti, per fare un gruppo alla Camera.
Sono mesi che il partito di Vendola è spaccato. La maggioranza del gruppo dirigente, guidata da Migliore e non osteggiata dallo stesso Vendola che spingeva per aderire al PSE, la minoranza capitanata da in Fratoianni che invece voleva un partito autonomo dal PD e che riunificasse parte della Sinistra antagonista. Il progetto Tsipras insomma. Mesi fa, nel congresso, la minoranza dei dirigenti ha avuto la maggioranza dei delegati e quindi ha vinto la strada della Lista Unitaria a Sinistra.
Il risultato misero ma sufficiente per passare il quorum, unito all’affaire Spinelli-Furfaro ha dilaniato ancora di più il partito. Lo scontro frontate è arrivato sul dl Irpef. Migliore e gli altri dirigenti filo-PSE hanno vinto in segreteria ed hanno costretto il gruppo parlamentare a votare a favore del provvedimento, tra lo scontento della minoranza filo-Tsipras, che ricordo è maggioranza in ambito di iscritti-delegati. In mezzo Vendola a barcamenarsi tra le due correnti per salvaguardare l’unità. Non c’è riuscito. Dopo il voto in parlamento Migliore ha rassegnato le dimissioni da capogruppo ed oggi anche da SEL. Lo hanno seguito Fava, Di Salvo e probabilmente almeno altri dieci deputati.
Scrive Fava in una lettera a Vendola. «La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo. Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario». «Una marginalità – sottolinea Fava – che ci rende inadeguati rispetto all’ambizione che c’eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile. Sono venute meno le condizioni per continuare questa strada insieme».
Così facendo in SEL viene a mancara l’ala riformista, quella socialista. Ancora maggiore potere avrà invece l’ala movimentista che predilige l’unificazione con Rifondazione e con gli altri movimenti. Vendola quindi rischia di finire in netta minoranza e di essere dimissionato.
Vendola ha l’umore sotto i piedi. “Per Sel oggi è il giorno più difficile – dice – Sono molto dispiaciuto e dico a coloro che abbandonano che è un errore politico”. Ed è un giorno difficile perché “una comunità che si spacca in maniera così plateale è una ferita“. La situazione di crisi porterà anche alle sue dimissioni? “Il mio ruolo di leader è da sempre a disposizione, per me si tratta di una fatica supplementare” rispetto a quella di essere presidente della regione Puglia. “La forza di sinistra penso debba essere anticonformista, che non smarrisce mai la bussola – insiste – Immaginare che questa bussola possa portare a sostenere Renzi credo sia uno sbandamento. Sono molto dispiaciuto per chi lascia un partito che non si chiude. Non vogliamo entrare nell’area del governo, questo l’oggetto della divisione. Noi pensiamo che dobbiamo rimanere all’opposizione per sfidare Renzi”.
Il progetto originario di SEL, ovvero incunearsi tra PD e Sinistra alternativa, è fallito. Ora gli schieramenti rimasti si spostano su Renzi o sulla Lista Unitaria a Sinistra. In mezzo la desolazione. Soprattutto la mia dopo aver perso l’unica possibile ‘terza via’ al renzismo ed al comunismo di ritorno. Si vola diritti verso l’astensione, se le cose non cambieranno.
C’è da dire che l’effetto Renzi si sta riverberando in tutto il panorama politico. Dalla fine di Scelta Civica, oramai in fase di scioglimento nel PD alla scissione nella stessa SEL. Il Premier si sta costruendo man mano una sua nuova maggioranza, rendendo sempre più minoritari Alfano ed i centristi cattolici.