Al termine dell’articolo, dove viene spiegata sinteticamente questa nuova anomalia vascolare, Bavera prova a rispondere alla domanda se la CCSVI esiste davvero.
Bavera è convinto di sì, anche se a suo avviso è probabile che si tratti di una patologia ancora più complessa e con maggiori varianti rispetto ai quadri con i quali si era partiti tre anni fa.
Secondo l’autore la strada è ancora lunga, ma molte cose sono state fatte e la diagnostica avrà sempre un suo ruolo significativo. Finché esisteranno le patologie vascolari dovranno esserci le condizioni ideali per curarle, senza preclusioni verso le terapie farmacologiche affiancandole eventualmente procedure interventistiche più o meno invasive. C’è ancora tanto da scoprire e fare, soprattutto sotto l’aspetto terapeutico che attualmente sta evidenziando in alcuni casi dei limiti, soprattutto nelle forme di sclerosi multipla classificate come “progressive”. Per Bavera essere curiosi è fondamentale, scartare a priori limitante…
Fonte: Nautilus Salute – Anno VIII – N. 1, 2014