Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Ljubljana (Slovenia), coordinati dal neurologo prof. M. Denislic, l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) è stata recentemente descritta nei pazienti con sclerosi multipla (SM). L’ipotesi di eziologia vascolare fornisce un nuovo approccio nelle indagini e nel trattamento della sclerosi multipla.
Lo studio in aperto ha incluso 94 pazienti con SM che soddisfacevano i criteri ecografici necessari per la CCSVI. Le vene giugulari interne e/o azygos sono state dilatate con una venografia con catetere.
Sono state dimostrate anomalie venose unilaterali nel 34,8%, anomalie venose bilaterali nel 65,2% e nessuna ostruzione luminale nel 2,1%. Il gruppo di pazienti con il punteggio di invalidità maggiore aveva un numero significativamente più elevato di lesioni venose (P meno di 0,005). E’ stato raggiunto un significativo miglioramento della disabilità clinica nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente (P meno di 0,001). Nello studio non sono stati utilizzati stent. Le restenosi si sono verificate nel 21,7% dei pazienti.
Al termine dello studio, secondo gli autori, il numero di restringimenti venosi è maggiore nei pazienti più disabili. E’ stato osservato un miglioramento significativo della disabilità clinica nel gruppo recidivante-remittente.
Fonte: http://phleb.rsmjournals.com/content/early/2012/11/30/phleb.2012.012065.abstract
COMMENTO
Questo studio sloveno, pubblicato su una rivista di prestigio, fornisce una nuova conferma all’ipotesi formulata dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) su una possibile correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale, purtroppo, non sono ancora note né le cause né una terapia valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
I medici che continuano a negare l’esistenza stessa della patologia dimostrano scarsa curiosità scientifica se non addirittura malafede.