Sclerosi Multipla: perchè i neurologi non trovano la CCSVI di Zamboni?

Creato il 20 ottobre 2013 da Yellowflate @yellowflate

Spesso e volentieri vengono pubblicati in letteratura dai neurologi i risultati di studi ecografici che avevano l’unico scopo di dimostrare che l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dall’odiato prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) non è in alcun modo correlata alla sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca, soprattutto nel ricco settore farmaceutico.

Questi studi “negativi”, provenienti da centri con importanti conflitti d’interessi con le case farmaceutiche, trovano grande risalto nei media, soprattutto grazie ai potenti mezzi di alcuni uffici stampa che provvedono ad una veloce diffusione.

Peccato però che i neurologi non abbiano preso in minima considerazione il nuovo protocollo ecografico* messo appunto nel 2011 dal team del prof. Paolo Zamboni, che ha adeguato quello precedente pubblicato nel 2009, proprio per cercare di migliorare la tecnica utilizzata e soprattutto rendere più uniformi i vari studi in corso.

Secondo gli autori del protocollo, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) è una sindrome caratterizzata da stenosi o ostruzioni delle vene giugulari interne e/o azygos con un flusso disturbato e la formazione di circoli venosi collaterali. Gli studi che utilizzano l’ecografia nei pazienti con sclerosi multipla (SM) hanno dimostrato un’elevata prevalenza della CCSVI (media 70%, range 0-100%, N = 1496), mentre nei controlli normali e nei pazienti senza SM la prevalenza era molto più bassa (media 10%, range 0-36%, N. = 635). L’ecografia utilizza una combinazione di misurazioni fisiologiche nonché di imaging anatomico ed è stata utilizzata per rilevare la CCSVI da diversi centri con risultati variabili. Un’alta prevalenza delle lesioni ostruttive che varia dal 62% al 100% è stata trovata da alcuni team nei pazienti con SM rispetto ad una minore prevalenza del 0-25% nei controlli. Tuttavia, da altri è stata riportata l’assenza di tali lesioni o una prevalenza più bassa (16-52%). Questa variabilità potrebbe essere il risultato di differenze nella tecnica, formazione, esperienza o criteri utilizzati. L’attuale mancanza di una metodologia condivisa tra gli esperti è un elemento di confondimento negli studi epidemiologici, e non consente ulteriori analisi bayesane o altro tipo di analisi. Al fine di garantire una elevata riproducibilità delle scansioni doppler con una precisione comparabile tra i centri, si propone un protocollo dettagliato con metodologia e criteri standard. Questo è necessario anche per la formazione. E’ stato dimostrato che l’inter-rater reliability (affidabilità tra valutatori o anche “accordo fra giudici”) aumenta nel post-formazione (da k = 0,47 per k = 0,80), mentre la riproducibilità intra-rater in operatori addestrati era k = 0,75. Infine, il documento di consenso propone uno standard di comunicazione delle misure doppler, e futura ricerca per rispondere nelle aree di incertezza.

* http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22233619

* http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22364944


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