Poche le novità del protocollo, in parte già pubblicizzato dall’Aism, e per il quale si sono già espressi gli esperti vascolari che da sempre si occupano di vene, ma da una lettura più approfondita emergono altri fatti davvero curiosi.
Gli autori del protocollo dichiarano infatti di fare riferimento relativamente ai criteri ecodoppler alla prima pubblicazione del team del prof. Zamboni come anche indicato nelle note finali al punto 4) “Zamboni P, Galeotti R, Menegatti E et al (2009) Chronic cerebrospinal venous insufficiency in patients with multiple sclerosis. J Neurol Neurosurg Psychiatr 80:392–399”
Gli autori, notoriamente poco esperti del campo venoso extracranico, forse però non sanno che nel dicembre 2011 è stato pubblicato dal prof. Zamboni assieme al prof. Andrew Nicolaides (un luminare della chirurgia vascolare) sulle riviste mediche International Angiology e Functional Neurology un importante documento intitolato “Screening for chronic cerebrospinal venous insufficiency (CCSVI) using ultrasound–recommendations for a protocol” (Screening ecografico per l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) – raccomandazioni per un protocollo).
Ecco il riassunto di questo nuovo documento:
“L’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) è una sindrome caratterizzata da stenosi o ostruzioni delle vene giugulari interne e/o azygos con flusso disturbato e formazione di circoli venosi collaterali. Gli studi che utilizzano l’ecografia nei pazienti con sclerosi multipla (SM) hanno dimostrato un’alta prevalenza di CCSVI (media 70%, range 0-100%, N. = 1496), mentre, nei controlli normali e nei pazienti senza SM la prevalenza è molto più bassa (media del 10%, range 0-36%, N. = 635). L’ecografia utilizza una combinazione di misurazioni fisiologiche nonché di imaging anatomico ed è stata utilizzata per la diagnosi di CCSVI da centri diversi con risultati variabili. E’ stata trovata da alcuni team un’elevata prevalenza che varia dal 62% al 100% delle lesioni ostruttive in pazienti con SM rispetto ad una minore prevalenza di 0-25% nei controlli. Tuttavia, da altri è stata riportata l’assenza di tali lesioni o una prevalenza inferiore (16-52%). Questa variabilità potrebbe essere il risultato di differenze nella tecnica, formazione, esperienza o criteri utilizzati. L’attuale mancanza di una metodologia condivisa dagli esperti è un elemento di confondimento negli studi epidemiologici, e non consente ulteriori analisi di tipo bayesiano o altre ancora. Al fine di garantire un’elevata riproducibilità della scansione doppler con una precisione comparabile tra centri, viene proposto un protocollo dettagliato con metodologia e criteri standard. Questo è anche necessario per la formazione. E’ stato dimostrato che la variabilità inter-rater aumenta nel post-training (da k = k = 0,47 a 0,80), mentre la riproducibilità nel rater di operatori addestrati era = 0,75 k. Infine, il documento di consenso propone un referto standard delle misurazioni doppler, e future ricerche per rispondere alle aree di incertezza.”
Fonti:
http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10072-012-1269-5
http://www.minervamedica.it/it/riviste/international-angiology/articolo.php?cod=R34Y2011N06A0571
COMMENTO:
Sembrerebbe dunque che i neurosonologi dello studio Cosmo di Aism, notoriamente assai poco esperti di circolazione venosa extracranica, non abbiano preso in minima considerazione questo documento pubblicato nel dicembre 2011 e dunque a studio ancora in corso, che avrebbe consentito di migliorare il training dei medici coinvolti nella sperimentazione per arrivare a risultati maggiormente attendibili.
Un’occasione sprecata?