Sclerosi Multipla: una nuova conferma per il Metodo Zamboni

Creato il 23 ottobre 2012 da Yellowflate @yellowflate

Sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista medica Journal of the American College of Cardiology i risultati di uno studio intitolato “Insufficienza venosa cronica cerebro spinale: associazione tra l’estensione delle anomalie venose extracraniche e la gravità clinica e durata della sclerosi multipla“.

Secondo alcuni ricercatori slovacchi l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), caratterizzata da stenosi od ostruzioni delle vene giugulari interne (IJV) e/o della vena azygos (AZY), è stata riportata essere associata con la sclerosi multipla (SM). Tuttavia tale associazione è materia di dibattito. Lo scopo della loro analisi retrospettiva è stato quello di determinare la relazione tra l’estensione della patologia venosa extracranica e la gravità clinica della SM.
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Sono stati esaminati consecutivamente 50 pazienti (pz) con andamento clinico della SM recidivante-remittente (32 pz) e secondariamente progressivo (18 pz) (età 38 ± 10 anni, M: F = 15:35), messi in lista per ecodoppler (ECD), flebografia invasiva, ed eventuale procedura endovascolare delle IJV e/o AZY. L’estensione del processo stenotico/ostruttivo delle IJV e AZY, o del reflusso delle IJV sono stati classificati dalla combinazione della flebografia invasiva e dell’ecodoppler come negativi (gruppo A), con stenosi/reflusso unilaterale/focale (gruppo B), o con stenosi/reflusso bilaterale/multifocale (gruppo C). La gravità clinica della SM è stata valutata mediante il punteggio della scala di disabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla (EDSS). Lo studio è stato approvato dal comitato locale scientifico ed etico.

Su 50 pazienti analizzati (media EDSS 3.7 ± 2.4) c’erano 10 pazienti con ECD e patologia flebografica venosa negativi (20%), 16 pazienti con patologia venosa unilaterale/focale (32%) e 24 pazienti con patologia bilaterale/multifocale (48%). 20 casi sono stati trattati con sola angioplastica con palloncino, mentre in 14 pazienti è stato necessario lo stenting di almeno una vena. È importante sottolineare che non vi erano differenze significative nella gravità clinica della SM del gruppo A rispetto al gruppo B (EDSS 1,8 ± 1,3 vs 3,0 ± 2.2, p meno di 0.05), così come rispetto al gruppo C (EDSS gruppo B vs gruppo C 3.0 ± 2.2 vs 5.0 ± 2.2, p meno di 0.005). Allo stesso modo, non vi era significativa differenza nella durata della SM nel gruppo A rispetto al gruppo C (4 ± 3 anni contro 9 ± 5 anni, p meno di 0.005).

Al termine dello studio, secondo gli autori, la gravità clinica della sclerosi multipla e la durata della malattia sembrano essere associati con l’estensione del drenaggio venoso patologico del sistema nervoso centrale. Per rispondere alla domanda se la CCSVI è solo un processo secondario o la condizione di base della SM, sono necessari degli studi randomizzati in cieco.
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Fonte: http://content.onlinejacc.org/article.aspx?articleid=1383466#

COMMENTO:

Questo studio, svolto in combinazione con l’ecodoppler e la flebografia, ha confermato la correlazione tra la CCSVI, scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 65.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.

Lo studio multicentrico italiano Brave Dreams, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna (ed incredibilmente osteggiato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla), potrà fornire quelle ulteriori risposte richieste dai ricercatori di tutto il mondo.
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