Sclerosi Multipla: uno “studio” della SIN sul metodo Zamboni

Creato il 30 gennaio 2013 da Yellowflate @yellowflate

E’ stato pubblicato sul sito della rivista Neurological Sciences, organo ufficiale della Società Italiana di Neurologia (SIN), uno “studio” intitolato “Trattamento endovascolare della CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla: risultati clinici di 462 casi“.

Secondo alcuni neurologi del gruppo di studio sulla sclerosi multipla della SIN (Società Italiana di Neurologia), anche se è ancora in discussione se l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) abbia un ruolo nello sviluppo della sclerosi multipla (SM), molti pazienti si sono sottoposti a trattamento endovascolare (ET) della CCSVI. L’obiettivo dello “studio” della SIN era quello di valutare i risultati e la sicurezza dell’ET in pazienti italiani affetti da SM. Sono stati invitati a partecipare a questo studio retrospettivo tutti i centri SM italiani che fanno parte del gruppo italiano di studio sulla SM.


E’ stato utilizzato un questionario strutturato per raccogliere dati clinici dettagliati prima e dopo l’ET. Sono stati raccolti dati di 462 pazienti in 33 centri. L’ET consisteva in una dilatazione con palloncino (93% dei casi) o nell’applicazione di stent (ndr: sconsigliata da Zamboni). La durata media del follow-up dopo l’ET era di 31 settimane. La media della scala EDSS è rimasta invariata dopo l’ET (5.2 vs 4.9), 144 ricadute si sono verificate in 98 dei 462 casi (21%), soprattutto in pazienti con SM-RR. Sono stati registrati quindici eventi avversi gravi nel 3,2% dei casi. Secondo gli autori, dato il rischio di gravi eventi avversi e la mancanza di oggettivi effetti benefici, i loro risultati confermano che al momento l’ET non dovrebbe essere raccomandata per i pazienti con SM.

Fonte: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10072-013-1300-5

COMMENTO:

Entrando nel merito di uno “studio” chiaramente preconcetto appaiono una serie di gravi difetti:

- per valutare i benefici post-angioplastica è stato utilizzato dai neurologi solo l’indicatore dell’EDSS (scala didisabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla) e non quello della FSS (scala di gravità della fatica): la stanchezza ha un effetto invalidante fondamentale nei malati di SM, per questi neurologi forse no?

- non sono stati valutati altri miglioramenti quali ad esempio le funzioni vescicali, spesso debilitanti nei malati di SM, per questi neurologi forse non sono importanti?

NB: curiosamente i principali miglioramenti ottenuti dalle PTA, sulla stanchezza e sulla vescica non vengono considerati…

- nessuna valutazione delle lesioni di SM con risonanza magnetica prima e dopo il trattamento endovascolare di PTA;

- non viene specificato dove i pazienti si sarebbero sottoposti alle PTA (in Italia, all’estero, a Timbuctù?)  e con quali esiti finali (successo, restenosi, ecc.);

- nello studio si parla dell’uso di stent (da sempre fortemente sconsigliati dal prof. Paolo Zamboni, scopritore della CCSVI), che siano essi causa delle complicanze segnalate? Non risulta indicato alcun monitoraggio ecodoppler da parte di esperti vascolari che trattano di queste complicanze;


- lo studio è stato pubblicato dal gruppo della SIN sulla propria rivista ufficiale “Neurological Sciences“, dunque per la revisione in pratica se le cantano e se le suonano da soli…

- non sono stati indicati nel paper i conflitti d’interesse degli autori che andrebbero sempre indicati…

Questo studio purtroppo può essere tranquillamente definito come “spazzatura“.

E intanto i malati aspettano…


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