Il disegno incriminato
L’argomento razzismo in Francia, e a Parigi particolarmente, è un tema delicatissimo.
Numerose etnie, minoranze straniere e credi religiosi convivono in questa grande metropoli e la parola razzismo viene spesso pronunciata, a torto o a ragione, per accusarsi reciprocamente di discriminazione.
Si tratta di un argomento scottante e l’incauto uso di una parola ambigua o un gesto sbagliato può rapidamente costare l’etichetta di razzista.
Lo sa bene un barista di uno Starbucks di Parigi che ha disegnato un paio di occhi a mandorla sul bicchiere di un cliente americano, di origini coreane, anziché scrivere il suo nome.
Se siete stati almeno una volta nella vita in un bar della grande catena americana, saprete che i camerieri scrivono i nomi dei clienti sui bicchieri per identificare le loro ordinazioni; è un rituale tipico di Starbucks.
Secondo il racconto del giovane coreano, il barista non avrebbe nemmeno chiesto il suo nome e si sarebbe limitato a disegnare sulla tazza un volto dai tratti orientali.
Il cliente ha postato la foto del disegno sui network sociali tacciando di razzismo lo Starbucks situato all’8 rue de Rivoli, nel Marais.
La catena americana si è improvvisamente trovata nell’occhio del ciclone ed è stata accusata di razzismo e discriminazione razziale.
I dirigenti di Starbucks si sono scusati per l’odioso incidente e hanno garantito che avrebbero avviato una procedura interna per chiarificare i fatti e prendere le misure necessarie.
Personalmente penso che la reazione del giovane coreano sia stata esagerata e che non ci fosse nulla di discriminatorio nel disegno realizzato dall’impiegato di Starbucks.
Magari il giovane barista andava di fretta o non aveva capito il nome del cliente che, dal canto suo, non ha perso tempo per gridare al razzismo.
Quest’anno le catene americane di Parigi non hanno avuto molta fortuna con i loro clienti: dopo la denuncia di un turista americano aggredito dagli impiegati del Mc Donald’s sugli Champs Elysées è toccato a Starbucks ricevere la scomoda etichetta di comportamento razzista.