Quanti uomini della mia generazione l’hanno sognata, eleggendola a simbolo femminile supremo e sublime?
Nel mio caso, il sogno, era ideale, platonico; o piuttosto, velatamente erotico ma mai pornografico o ancor meno lascivo.
Forse perchè ai tempi della “Dolce vita” di Fellini ero poco più d’un bambino!
Merito del grande regista riminese e della sua capacità di sognare e di far sognare.
Ora è sola, la grande diva, la madre prosperosa e regale del grande cinema che non c’è più!
E si confida, senza rimpianti, pur nella sua solitudine, inchiodata ad una sedia a rotelle in un ospedale come tanti altri, per lungodegenti.
Un velo di malinconia mi ha avvolto leggendo la sua intervista.
E non era solo nostalgia dei tempi andati.
E’ stata l’occasione per una intima riflessione sulla vita e sul suo significato.
Sulle vittorie e sulle sconfitte che la vita ci riserva, sempre e comunque.
Auguri Anita e grazie per l’amore che hai saputo dare.
http://www.corriere.it/spettacoli/11_settembre_27/anita-ekberg-clinica-sola-80anni-roncone_d676c2ec-e8ce-11e0-ba74-9c3904dbbf99.shtml