Sconforto

Da Ata
Sono trascorsi alcuni giorni dalla telefonata che Ata ha fatto a Filippo.Emozioni contrastanti si agitano dentro di lei.Il suono della sua voce le ha scaldato il cuore. Non sembrava che ci fosse l'oceano tra loro, lo sentiva così vicino, così reale... E, quando gli ha detto che gli vuole bene, è salita felice al settimo cielo, per poi ripiombare nello sconforto più nero, quando si è accorta di aver fatto l'ennesima irrimediabile gaffe."Ma cosa facevi, Tu, mentre io nascevo?" chiede al Cristo in croce posto sull'altare in Parrocchia. "Era il caso di andare proprio in quel momento a contare le pecorelle smarrite?" stringe gli occhi in due fessure, non riesce a contenere la rabbia e gli vomita addosso tutta la sua frustrazione. "E ti sembra giusto che succeda sempre qualcosa che mi allontani da Filippo? Cosa credi, che io non sappia che c'è il Tuo zampino, eh? Ti sembra carino lasciarmi dire scemenze tutte le volte? A chi guardi, in quei momenti? Vorrei proprio saperlo." si ferma un attimo, poi lo fissa con sospetto. "Non è che c'è il solito raccomandato?""Ata!" Ha un sussulto. Si volta spaventata."Di nuovo a prendertela con il Signore?" Don Ciccio avanza scuro in volto. 
Lei serra tesa le labbra.
"Non s'intrometta, Don Ciccio, ho bisogno di sfogarmi, altrimenti scoppio!"
"Bene, allora fallo con me."
"No." scuote con forza la testa. "E' una questione tra me e Lui. Non è possibile che non mi succeda mai niente di bello e che non ne combini mai una buona!"
L'anziano parroco fa un sospiro  stanco. "E Lui cosa c'entra?"
"C'entra!" la sua voce stridula rimbomba per tutta la chiesa. "Lui mi ha creata. Poteva impegnarsi un po' di più e farmi un po' meno cretina, non crede?"
Don Ciccio alza gli occhi al cielo.
"Sì, forse hai ragione."
"Ecco, vede?"
Il buon parroco la scruta attento. Ata sta soffrendo, lo sa, e sta per crollare. Glielo dicono le mani che tormentano agitate il bottone della tasca del piumino, gli occhi lucidi, il mento tremante...
La invita a sedersi su una panca accanto a lui.
Lei tentenna, poi ubbidisce riluttante.
"Filippo ti manca, vero?"
Lo guarda con il fuoco negli occhi.
"Lui è più cretino di me!"
Don Ciccio non riesce a frenare un sorriso divertito.
"Anche in questo hai ragione. Ma ti manca?"
Ata combatte orgogliosa contro il nodo che le serra la gola per qualche secondo. No, non vuole piangere e non vuole ammettere. Tanto non servirebbe a niente.
"Sìììì!" cede infine sconfitta, scoppiando in un pianto dirotto. "Mi manca tantissimo!"
Don Ciccio sorride comprensivo e le accarezza affettuoso la testa.
"Noi siamo cresciuti insieme," spiega lei  tra i singhiozzi, "ci siamo sempre aiutati e confidati a vicenda. Non siamo solo amici, siamo qualcosa di molto di più, siamo... uno il prolungamento dell'altro. Io ho fatto uno sforzo enorme per tenermi lontana, quando stava con Iva. Perché Dio ha permesso che se ne andasse in Australia? Perché ha voluto che si allontanasse ancora una volta da me?" gli punta i suoi occhi pieni di lacrime addosso.
Il parroco fa un altro sospiro.
"Lui non c'entra, Ata."
"C'entra, invece!" ripete ostinata. "Poteva fare qualcosa per non far sapere a Filippo del concorso, o per non farglielo vincere. Anche se lui è il migliore, sia chiaro. Oppure poteva fare qualcosa per fargli cambiare idea o..."
"E tu," la interrompe, "perché non gli hai detto che lo ami? Probabilmente sarebbe rimasto, se l'avessi fatto."
Ata smette di colpo di piangere, senza fiato. Non si aspettava questa domanda diretta e non in questo momento.
"Io..." abbassa il capo affranta, "non so se sarebbe rimasto, ma so che non sarebbe stato giusto."
Don Ciccio la guarda attento.
"Perché?"
"Perché..." rialza la testa, "io sono innamorata di lui, è vero, ma non rinuncerei alla laurea se me lo chiedesse." la voce si spezza e lente lacrime iniziano a  scendere sul suo viso.
Don Ciccio annuisce dandole dei colpetti affettuosi su una mano.
"Vedi, Ata?  Tu hai fatto quello che fa Dio."
Lei prende un fazzoletto dalla borsa e si soffia il naso.
"Cosa?" 
Il parroco le sorride con dolcezza.
"Ama."
Lei gli lancia un'occhiata interrogativa. Non riesce a seguirlo.
Don Ciccio si volta verso il crocifisso.
"Dio ha creato l'uomo, perché lo ama, non per soddisfare un suo capriccio. Gli offre le occasioni e gli dà la libertà di scegliere e di sbagliare."
Ata lo fissa tirando su con il naso.
"Se decidesse tutto Lui," continua il parroco guardandola, "noi saremmo solo dei burattini nelle Sue mani."
Lei chiude gli occhi e piange in silenzio.
Don Ciccio le mette un braccio attorno alle spalle e l'attira a sé cercando di darle conforto.
"Filippo aveva bisogno di fare questo viaggio, bambina, e tu hai fatto bene a non fermarlo."
"Sì, ma io non so se ce la faccio da sola." sussurra spaurita.
Il parroco sorride comprensivo.
"Ma tu non sei sola. C'è la tua famiglia con te, ci sono le tue amiche, ci sono io e... c'è facebook."
Ata alza la testa di scatto.
"Facebook? E lei cosa ne sa?"
Don Ciccio ridacchia divertito.
"Eh... i miei confratelli sono sparsi per il mondo e con facebook è più facile restare in contatto con loro."
"Oh!" è senza parole. Il suo parroco è più moderno di lei. 
"Perché non t'iscrivi e chiedi l'amicizia a Filippo?"
Lo guarda confusa e imbarazzata.
"Potrebbe essere una soluzione, sì, ma... non so, forse mi sentirei più a mio agio scrivendogli in privato. Solo che non ho il suo indirizzo e-mail."
Don Ciccio s'illumina trionfante.
"Io ce l'ho!"
Ata lo guarda sempre più sbalordita.
"Davvero?"
"Certo! Aspetta che ora vado a prenderlo." si alza e si avvia in sagrestia. "Ah, e tu nel frattempo recita venti Padre Nostro."
"Come?"
Lui si ferma, si volta e le dice: "E guarda che ti ho fatto lo sconto, perché ho considerato il difficile momento che stai vivendo!" poi si allontana trafelato.
Ata si gira e lancia un'occhiata avvilita al crocifisso.
"Veeenti?"

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