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Sconosciuti – la nostra personale ricerca della felicità

Creato il 30 ottobre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

sconosciuti (1)Rai 3 manda in onda alle 20.15, un nuovo programma che racconta ogni sera la storia di uno di noi. Una storia qualunque, una storia unica. In ogni puntata i protagonisti raccontano la propria vita in un intreccio di ricordi, emozioni e immagini che riportano alla memoria le tappe e le scelte più importanti: l’amore, il lavoro, le difficoltà economiche, le crisi personali, la crescita dei figli, le decisioni sofferte, gli eventi che hanno prodotto svolte decisive e significative.
Sconosciuti accende i riflettori sulle persone comuni che hanno una storia semplice e per questo straordinaria, intessuta di sacrifici e di fatiche, illuminata dall’amore e dall’amicizia. Una televisione a cui non siamo più abituati. Una televisione che, sinceramente racconta la storia di Gianfranco Battiston, imprenditore e Maria Gorini, casalinga, entrambi di Pesaro. Sposati da 47 anni.

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Si amano da sempre e insieme hanno condiviso tutto. Ormai la loro è una vita tranquilla, serena ma, al ritorno da un viaggio nel 2007 a Gianfranco viene diagnosticato un linfoma di Hodgkin. “Non sapevo neanche cos’era” dice alle telecamere, Gianfranco seduto accanto alla sua Maria. Il linfoma di Hodgkin è un tumore maligno del sistema linfatico, è aggressivo e grave. La diagnosi è senza speranza. Al suo fianco oltre alla sua compagna di vita, c’è anche un ragazzo, Andrea, che non è suo figlio e neppure suo nipote, ma che non lascerebbe Gianfranco solo neppure per un minuto.

“I padri devono sempre dare per esssere felici” – H.Balzac

La storia di Gianfranco inizia nel 1944. Cresce nell’Italia della ricostruzione. Il padre apre un mobilificio a Pesaro. Maria, invece trascorre un’infanzia in campagna. La loro esistenza potrebbe rimanere separata per sempre ma, entrambi hanno la passione del ballo. “ Negli anni ’60 c’erano le balere, le femmine erano tutte a destra nel perimetro della sala, i maschi nel mezzo, quando l’orchestrina cominciava, si andava a formare la coppia. Io l’ho vista e le ho chiesto di ballare, lei ha detto subito di si, perchè ero bello”.

Un ragazzo pieno di pretendenti e una ragazza alla buona, di umili origini: “Andavo a badare gli animali e facevo l’erba ai conigli” dice Maria. Due ragazzi diversi che iniziano un cammino di vita insieme, dopo tre anni di fidanzamento, il matrimonio, tre figli e il mobilificio del padre. ” Erano anni d’oro per il lavoro, la gente cantava quando lavorava. C’era un’euforia, come dopo la tempesta e tutti escono fuori contenti”.

Ma il boom economico è destinato a finire. I figli diventano grandi. Negli anni ’90 la globalizzazione arriva anche in Italia, con i mobili fatti in serie e a basso costo. I mobili di Gianfranco non si vendono più. Bisogna chiudere. “Ha sofferto molto, lui era innamorato del suo lavoro “ – “Eh ancora adesso me lo sogno”.

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Per colmare il vuoto venutosi a creare nel 1995 fondano un ‘associazione che  coordina e promuove l’accoglienza, per periodi di circa due mesi, presso famiglie italiane, di bambini in età compresa tra 7 e 10 anni, colpiti dalle conseguenze della nube tossica di Chernobyl e residenti in zone contaminate della Bielorussia.

Dopo Chernobyl sono venuti qui i bambini, prima uno, poi due, tre…” – Tra loro c’è anche il piccolo Andrea che ha 8 anni “piccolino, tutto spaventato, secco, secco“. Quel ragazzino gracile, impaurito e in fuga dai fantasmi di una vita difficile è in cerca di un padre che non gli è mai stato accanto. È orfano di madre, vive in un istituto e il padre è in prigione.  Ogni estate atterra a Pesaro e trascorre giorni sereni. Un legame che si rafforza nel tempo, tra separazioni, abbracci e altre separazioni. Dopo 12 anni la legge Bossi-Fini consente ai maggiorenni con un contratto di lavoro di venire in Italia. E Andrea si trasferisce a Pesaro nel 2007. Poco dopo Gianfranco si ammala e la diagnosi è di morte. Panico. Gianfranco è il pilastro della famiglia. Andrea si trova ad affrontare un altro dramma e sempre legato alla figura paterna. Inizia il calvario ospedaliero. L’autotrapianto di midollo e la convalescenza. La malattia è dura ma, al fianco di Gianfranco, oltre alla sua famiglia, c’è anche Andrea che gli fa da infermiere personale. Poi la guarigione e la vita riprende il suo corso.

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Questi i protagonisti del racconto televisivo che stupiscono per la loro normalità. Nulla di eclatante, niente risse, tragressione o successi.  In un momento in cui la televisione italiana non sa più a chi aggrapparsi, le vite “normali” sono un lampo che esce dalla “scatola magica”, per essere  condiviso.  Una storia semplice e genuina, che ci lascia quella sensazione di appartenenza al genere umano che, ultimamente abbiamo dimenticato.

“La tua casa è quel posto dove, se ci devi andare, sono costretti ad accoglierti” – R. Frost


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