Sconosciuti accende i riflettori sulle persone comuni che hanno una storia semplice e per questo straordinaria, intessuta di sacrifici e di fatiche, illuminata dall’amore e dall’amicizia. Una televisione a cui non siamo più abituati. Una televisione che, sinceramente racconta la storia di Gianfranco Battiston, imprenditore e Maria Gorini, casalinga, entrambi di Pesaro. Sposati da 47 anni.
“I padri devono sempre dare per esssere felici” – H.Balzac
La storia di Gianfranco inizia nel 1944. Cresce nell’Italia della ricostruzione. Il padre apre un mobilificio a Pesaro. Maria, invece trascorre un’infanzia in campagna. La loro esistenza potrebbe rimanere separata per sempre ma, entrambi hanno la passione del ballo. “ Negli anni ’60 c’erano le balere, le femmine erano tutte a destra nel perimetro della sala, i maschi nel mezzo, quando l’orchestrina cominciava, si andava a formare la coppia. Io l’ho vista e le ho chiesto di ballare, lei ha detto subito di si, perchè ero bello”.
Un ragazzo pieno di pretendenti e una ragazza alla buona, di umili origini: “Andavo a badare gli animali e facevo l’erba ai conigli” dice Maria. Due ragazzi diversi che iniziano un cammino di vita insieme, dopo tre anni di fidanzamento, il matrimonio, tre figli e il mobilificio del padre. ” Erano anni d’oro per il lavoro, la gente cantava quando lavorava. C’era un’euforia, come dopo la tempesta e tutti escono fuori contenti”.
Ma il boom economico è destinato a finire. I figli diventano grandi. Negli anni ’90 la globalizzazione arriva anche in Italia, con i mobili fatti in serie e a basso costo. I mobili di Gianfranco non si vendono più. Bisogna chiudere. “Ha sofferto molto, lui era innamorato del suo lavoro “ – “Eh ancora adesso me lo sogno”.
” Dopo Chernobyl sono venuti qui i bambini, prima uno, poi due, tre…” – Tra loro c’è anche il piccolo Andrea che ha 8 anni “piccolino, tutto spaventato, secco, secco“. Quel ragazzino gracile, impaurito e in fuga dai fantasmi di una vita difficile è in cerca di un padre che non gli è mai stato accanto. È orfano di madre, vive in un istituto e il padre è in prigione. Ogni estate atterra a Pesaro e trascorre giorni sereni. Un legame che si rafforza nel tempo, tra separazioni, abbracci e altre separazioni. Dopo 12 anni la legge Bossi-Fini consente ai maggiorenni con un contratto di lavoro di venire in Italia. E Andrea si trasferisce a Pesaro nel 2007. Poco dopo Gianfranco si ammala e la diagnosi è di morte. Panico. Gianfranco è il pilastro della famiglia. Andrea si trova ad affrontare un altro dramma e sempre legato alla figura paterna. Inizia il calvario ospedaliero. L’autotrapianto di midollo e la convalescenza. La malattia è dura ma, al fianco di Gianfranco, oltre alla sua famiglia, c’è anche Andrea che gli fa da infermiere personale. Poi la guarigione e la vita riprende il suo corso.
“La tua casa è quel posto dove, se ci devi andare, sono costretti ad accoglierti” – R. Frost