Scontri generazionali tra giovani-giovani e giovani-vecchi (Per la serie, quando non sai che titolo mettere, sii didascalico).

Creato il 06 dicembre 2010 da Loffio

A differenza di Liu Xiao Bao, minatore cinese che vive in un container accanto alla miniera che probabilmente un giorno se lo inghiottirà, noi opulenti occidentali possiamo ancora permetterci il lusso di svegliarci con un dubbio: “Chissà se oggi a lavoro sarà l’ennesima giornata di merda?”.

E mentre Liu Xiao Bao scende a 3km di profondità fischiettando l’inno aziendale, noi arriviamo in ufficio certi che lo sarà, granitici nel nostro pessimismo cosmico, frutto di secoli di lamentele con amici, parenti e social network vari.

Ma mentre sono lì che mi gusto il frutto di quella produttrice di guano che il resto dell’ufficio chiama “macchina del caffè”, il capo mi chiama e fa “Lorenzo, oggi devi accompagnare dieci modelle in giro per il centro e fare un filmato, fammi delle inquadrature a metà tra il pubblicitario ed il vecchio porco”.

A volte è decisamente bello avere torto.

Dopo un’oretta le “modelle” sono arrivate tutte. Sono giovani, fresche, carine, ma le virgolette sono d’obbligo visto parliamo di dieci ragazzine che hanno semplicemente più voglia della media di far vedere un po’ di coscia e una madre che le ha caricate delle proprie ambizioni di partecipare ad un al prossimo reality.

Le carichiamo in macchina, alcune vanno col fotografo, alcune da sole, tre finiscono in auto con me e il capo.

Neanche il tempo di mettere il culo sul sedile che partono in coro: “si può fumare?”, quindi apriamo i finestrini così che le tre possano colorare il proprio respiro con la nicotina mentre spettegolano. Non ho le cuffie e siamo in una 500, non ascoltare è praticamente impossibile, quindi quando una delle boccucce di rosa dice: “mi sa che Gianpierubaldo (nome di fantasia, almeno spero) è buco, gli ho tenuto la mano sul pacco tutta la sera e non mi ha manco cahata” non posso che girarmi verso il capo con scritto in faccia: “Padre, ti prego, allontana da me questo amaro calice” che manco Barbara d’Urso quando presenta un bambino col cancro che cerca disperatamente il suo cucciolo senza una zampa, regalo della nonna morta investita da un rumeno ubriaco.

Il capo rimane con lo sguardo fisso sulla strada, impassibile, solo le nocche bianche tradiscono i pensieri granguignoleschi di un 40enne sposato con figli.

Neanche il tempo di lasciar sedimentare la frase che la seconda rincara:”Si tanto ormai o son buchi o ti cercano per farti pippare e trombarti”. Il capo abbozza un “Via ragazze non è proprio così…” con voce strozzata mentre io cerco sull’iPhone un sistema per contraccettivo che faccia nascere solo maschi.

Dopo queste battute cala il silenzio, arriviamo in centro che ormai mi sono convinto che è solo colpa mia, che d’altronde sono diciottenni ed io a quell’età andavo in giro con un piercing finto per far colpo sulle svedesi ed ascoltavo Alexia, che se ti metti a paragone con delle ragazzine per sentirti culturalmente elevato sei veramente un povero e che dovrò trovare presto un defibrillatore per il capo se un’altra tizia comincia a cambiarsi con lui ancora in macchina.

Scendo dalla macchina, su Firenze comincia a scendere una pioggerella uggiosa che sicuramente ci seguirà tutto il giorno. Sto controllando che la videocamera sia a posto quando una delle tizie mi chiede “Ma scusa, visto che piove, potevate darci anche casco e spalline”.

“Quello è il football americano”.

“E non è la stessa cosa?”.

“Come spiegarti… tu hai una parrucca?”

“No, sono capelli veri”

“E non è la stessa cosa?”

“Non capisco”

Almeno a Liu Xiao Bao l’ultima femmina gliel’hanno gettata da una rupe senza costi aggiuntivi.


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