Quando si tratta di archeologia, uno dei luoghi più emozionanti in cui scavare alla ricerca di antichi manufatti è senza dubbio l’Egitto. Ed è proprio qui che gli archeologi hanno fatto forse la scoperta più interessante degli ultimi anni. Un team composto da ricercatori sia egiziani che francesi, ha riportato alla luce quello che si pensa essere il porto più antico al mondo.
Ritrovati inoltre ancore in pietra lavorata, e una serie di bacini di carenaggio. Questo porto si pensa possa essere addirittura antecedente di quasi 1000 anni a tutti gli altri porti rinvenuti fino ad ora nel mondo.
Il sito fu esplorato per la prima volta nel 1823 da uno dei pionieri dell’egittologia moderna, il britannico Sir John Garner Wilkinson, il quale individuò un sistema di gallerie scavate nella roccia a poche miglia dalla costa e credette fossero catacombe.
Il sito fu poi descritto dai piloti francesi che lavoravano nel Golfo di Suez intorno al 1950, ma nessuno si rese conto che, in realtà, nascondeva i resti di un antico porto faraonico. Solo nel 2011 le ricerche hanno cominciato a concentrarsi in primo luogo sulla parte più visibile del sito: le gallerie descritte da Wilkinson.
Gli scavi hanno portato alla luce 30 di queste gallerie, che in media misurano 65 metri di lunghezza, 10 metri di larghezza e 7 metri di altezza. Si pensa venissero utilizzate per smantellare le barche non più utilizzabili per i traffici commerciali e presentano un sofisticato sistema di chiusura realizzato da grossi blocchi di calcare su cui è inciso il nome di Cheope.
Tre gallerie conservano una serie di vasche di stoccaggio che probabilmente servivano come stazionamento per le barche. Inoltre, le esplorazioni subacquee ai piedi del molo, hanno permesso di scoprire 25 ancore di epoca faraonica. A circa 200 metri dal mare, gli archeologi hanno trovato i resti di un vecchio edificio, nel quale erano conservate ben 99 ancore, e su alcune di esse sono incisi dei geroglifici probabilmente per indicare il nome della barca a cui appartenevano.
La scoperta più entusiasmante è stata senza dubbio quella di centinaia di frammenti di papiro all’interno delle gallerie di stoccaggio. In particolare, dieci di questi risultano molto ben conservati e sono, come abbiamo detto, i papiri più antichi mai trovati.
Da quattro fogli ritrovati e numerosi frammenti i ricercatori sono riusciti a ricostruire la sua attività quotidiana per più di tre mesi. Merrer riferisce principalmente dei suoi numerosi viaggi verso la cava di calcare di Turah per prelevare blocchi per la costruzione della piramide.
Anche se non impareremo nulla di nuovo sulla costruzione della piramide di Cheope, il diario fornisce per la prima volta una panoramica su questo tema.
Un importante passo avanti verso la conoscenza di questo affascinante popolo.
Written by Cristina Biolcati