“Essere empatico” significa il saper comprendere le emozioni e i sentimenti delle altre persone, attraverso i loro messaggi verbali e non verbali, in modo da saper dare sostegno emotivo a qualcuno in caso di necessità, riconoscendo il legame che c’è tra le emozioni e il comportamento. In poche parole, significa che riesci a metterti nei panni e nelle situazioni degli altri, riconoscendo le loro difficoltà e trovando gli spunti per poter dar loro una mano nel superarle.
Come già visto nell’articolo “Le cinque dimensioni dell’empatia” (che ti consiglio di rileggere), le cinque componenti dell’empatia sono:
- comprensione degli altri;
- assistenza agli altri;
- valorizzazione degli altri;
- sfruttamento delle diversità tra le persone;
- consapevolezza politica;
Navigando per la rete ho scovato un articolo di Daniel Goleman, il padre dell’Intelligenza Emotiva, pubblicato sul Blog “The Huffington Post” edizione USA, dal titolo “Empathy-Who’s Got It, Who Does Not”. Goleman chiarisce che in ognuno di noi c’è la presenza contemporanea di tre tipi diversi di empatia, che in base a come sono miscelati determinano il nostro modo di essere empatici. Siccome l’articolo è in inglese, per aiutare qualcuno che può avere difficoltà con la lingua, ho estratto e tradotto alcune parti in italiano per poterle condividere.
Leggiamole insieme.
Empatia: chi ce l’ha e chi no
Ecco cosa afferma Daniel Goleman:
“Ci sono almeno tre varietà di empatia, ognuno con implicazioni molto diverse …
Il primo tipo, l’empatia cognitiva, significa che siamo in grado di comprendere come l’altra persona pensa e vediamo il suo punto di vista. Questa è tipica dei buoni oratori, venditori e negoziatori. D’altra parte, però, le persone che hanno punti di forza solo nell’empatia cognitiva, possono mancare di compassione, cioè essi arrivano a capire come tu vedi le cose, ma non si curano di te. Gli psicologi parlano della “Triade Oscura” – narcisisti, machiavellici, e sociopatici, che possono essere lisci con le loro argomentazioni, ma hanno un cuore di pietra .
Il secondo tipo, l’empatia emotiva o affettiva, si riferisce a chi sente dentro di sé le emozioni della persona con cui ha che fare. Questo tipo di empatia crea un senso di rapporto e, molto probabilmente, comporta un rispecchiamento del sistema dei neuroni del cervello, che attiva nei nostri circuiti le emozioni, i movimenti e le intenzioni che vediamo nell’altra persona. Questo ci permette di comprendere l’altro. ma non necessariamente compatire l’altro, il presupposto per la compassione.
Ciò richiede la preoccupazione empatica, il terzo tipo di empatia, chiamata anche empatia compassionevole. La preoccupazione empatica, significa che non solo conosciamo come la persona vede le cose e come si sente in quel momento, ma anche come vogliamo aiutarla, se ne sentiamo il bisogno. Uno studio di preoccupazione empatica in sette anni ha trovato che coloro che hanno mostrato meno preoccupazione quando hanno visto la loro madre in difficoltà hanno più probabilità di avere una fedina penale da criminale nei due decenni più tardi. …
Dati convergente dati confermano che le donne tendono in media ad essere più empatiche rispetto agli uomini, soprattutto quando si tratta di empatia emotiva.”
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Se dai un’occhiata al tutorial “Leader uomo o leader donna, quali differenze?” troverai che quest’ultima constatazione era già stata esplorata.
D’altra parte, però, i formatori che addestrano i dirigenti per aumentare una dote essenziali di leadership come l’empatia, hanno trovato che, tra coloro raggiungono il massimi di risultati nel business, l’empatia degli uomini è forte come quella delle donne.
Alla fine possiamo dire che l’empatia di ciascun di noi è un mix dei tre tipi di empatia, ma le differenze tra le percentuali di questi tipi di empatia possono diventano problematiche quando ne manca una.
Per esempio, alcune persone autistiche hanno empatia molta emotiva, ma non hanno empatia cognitiva. Esse sentono i sentimenti degli altri, ma non li capiscono. D’altra parte, i sociopatici, i torturatori, e alcuni politici hanno enorme hanno una enorme empatia cognitiva, ma mancano di empatia emotiva e compassione. Essi sono abili manipolatori perché capiscono molto chiaramente come le persone si comportano, ma essi non hanno compassione per loro.
La chiave ora è capire quale è il tipo empatico che prevale in te quando ti relazioni con gli altri e capire il modo di migliorare i due più deboli.
Ma di questo ne parliamo un’altra volta.