Procedo a passo spedito verso la fermata.
Alzo lo sguardo e vedo quel 3 ad indicare i minuti che dovrò lasciar correre, lì immobile, ad aspettare l'autobus.
E vedo scorrere il resto del mondo di fronte ai miei occhi.
Gente che cammina chissà verso dove e da dove.
Gente che guida chissà fin dove e da quanto.
Io sono sempre lì, aspetto.
Alla fine salgo su quell'autobus, mi siedo e guardo. Fuori dal finestrino.
Mi muovo e scorro. Ora. Io.
Di fronte a quei palazzi immobili da chissà quanto tempo e chissà di quanto sono stati testimoni.
Su quelle strade che sono sempre le stesse ma ogni volta così diverse.
A seconda dell'umore, della provenienza, della destinazione, perfino della compagnia.
Seduta su quell'autobus, io scorro.
E osservo. E vengo osservata.
Mentre fiocchi di panna cadono. E si sciolgono.
E...