"SCREAM 4", un film di Wes Craven

Creato il 23 aprile 2011 da Peterpasquer
E così Wes Craven torna sul luogo del delitto a distanza di quindici anni dal primo “Scream”, vero e proprio successo horror anni '90. All'epoca, viste le condizioni in cui versava il genere da lui prediletto, il papà di Freddy Krueger pensò bene di riscriverne le regole giocando (felicemente direi) con i luoghi comuni più tipici, dando vita a una narrazione metacinematografica farcita di riferimenti alla propria e all'altrui filmografia.
Il prologo a scatole cinesi di “Scream 4” ci avvisa, senza mezzi termini che, l'(auto)ironia sarà con la suspense una delle irrinunciabili prerogative del film. 
A dieci anni dai tremendi accadimenti con cui s'era conclusa la trilogia, Sidney Prescott torna nella sua Woodsboro nei panni di scrittrice. Niente sembra essere cambiato; le maschere di Ghostface – ormai integrate nel folclore locale – le danno il loro provocatorio benvenuto così come i personaggi, vecchi e nuovi, con i quali è costretta a confrontarsi. C'è lo sceriffo Riley, finalmente sposato con l'ex giornalista e ora scrittrice in crisi Gale Weathers, c'è la zia Kate, la cugina Jill con tanto di frivole amiche al seguito e persino due nerds appassionati di horror che intervistano e riprendono i vari studenti nei giorni in cui si ricorda l'ultima sanguinolenta apparizione del serial-killer mascherato. Ovviamente, col ritorno di Sidney a Woodsboro, torneranno anche i delitti...
Il buon vecchio Wes torna a dirci che i tempi sono cambiati, l'horror un po' meno e che il pubblico, crescendo, si è ormai abituato ai suoi cliché (più o meno le stesse premesse del primo “Scream”). Come stupire allora? Cosa inventarsi per tornare a spaventare senza rischiare il ridicolo? La scelta è caduta sulla rilettura aggiornata del primo glorioso capitolo, un ritorno al passato che sa quasi di un remake ambientato nei nostri giorni. Con tutti i rischi del caso, dall'auto-parodia (dopo “Scary movie” Ghostface è diventata anche una maschera comica...), alla 'minestra riscaldata' incapace di deliziare i palati dei fans più accaniti. Certo, se la sceneggiatura avesse scremato alcune stereotipie (dialoghi banali e già sentiti, personaggi banali e già visti...) proponendo anche un finale più risolto e meno poggiato sul solito 'spiegone', il film avrebbe avuto una marcia in più anche agli occhi di chi non appartiene alla cerchia degli amanti del genere. Pazienza. La regia, come spesso capita in tali circostanze, s'è presa l'onere di limitare i danni, puntando tutto sul ritmo e su uno stile che, per quanto ricalcato dalla maggior parte degli horror anni '80/'90, porta a casa la partita senza troppi problemi. Chiaro, dal regista di “Nightmare” ci si aspettava qualcosa di più, ma nemmeno lo si può accusare di aver deluso. Gli agguati assassini non spaventano magari quanto quelli di Freddy ma sono comunque forti, spietati, ammiccanti verso la platea quanto, a volte, memorabili (si veda la sequenza dell'armadio...). Ghostface conferma una volta di più il suo status di 'avatar di chiunque', maschera senza padrone, 'significante' in cerca di 'significato' e perciò immortale. Del resto, in “Scream 4” l'omicida non è altro che l'utente/consumatore di una società ridotta sempre più alla stregua di un social-network: non importa quanti amici hai, bensì quanti fan. Il trionfo – parafrasando Erich Fromm – non tanto dell'avere, quanto dell'esserci sull'essere. Non importa chi tu sia ma che ci sia. La maschera di Ghostface, la sua leggendaria fama, diventano allora gli elementi scatenanti e pretestuosi per l'attuazione di un piano che ha come risultato la glorificazione dell'unico (falso)superstite in un mare di vittime. Più grande è la fama del carnefice più grande sarà la storia del povero sopravvissuto, il suo successo, la possibilità di presenziare nei salotti televisivi più importanti. Essere in mezzo, ovunque e comunque. Una critica precisa nei confronti dei nuovi mezzi di comunicazione che – benché nel film appaia un po' calata dall'alto – costituisce l'unica novità degna di nota. Dopodiché “Scream 4”, sia sul piano narrativo che su quello linguistico, non aggiunge nulla rispetto ai precedenti capitoli. L'eccessiva reverenza nei confronti della sua stessa saga ha difatti cristallizzato la regia di Craven all'interno di uno schema consolidato ma privo di originalità. Se è vero, come si legge dalla locandina, che 'le regole sono cambiate' occorreva sì riprendere le vecchie ma con l'obbiettivo di tradirle.

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