In mezzo al mare di serie seriose, di serie impegnate, il titolo Scream Queens si stagliava dal resto, facendo prevedere una buona dose di trash e di non-sense a partire solo dai poster.
Che potesse essere il guilty pleasure d'eccezione dell'anno, era prevedibile, che non riuscissi a trovare il tempo, o il mood giusto per vederlo, un po' meno.
E così, archiviate le classifiche, archiviato l'internet non funzionante e pure le feste, la voglia di leggerezza e spensieratezza, ha avuto il sopravvento, e sapevo che avrei trovato una Chanel Oberlin ad aspettarmi.
Ora, prendete tutti i più classici cliché sui teen horror movie, e avrete: un college in cui si aggira un serial killer mascherato, confraternite guidate da esseri dispotici e bellissimi, nuovi adepti chiamati a prove crudeli, una preside tutta d'un pezzo che pensa alla carriera più che al bene dei suoi studenti, una giovane ingenua e fondamentalmente buona, legata alla famiglia ma con un passato misterioso, un passato misterioso che spiegherebbe l'arrivo del serial killer, le sue origini e il movente di tutte queste morti.
Ecco, prendete tutto questo, ma conditelo con spruzzate al sangue di trash, con svolte inverosimili e folli nella trama, con la natura del probabile serial killer che cambia e muta in continuazione, con il mistero che si infittisce e si arricchisce di personaggi.
Quello che avrete è Scream Queens.
La Wallace University è il campo in cui si muove il Diavolo Rosso, che a suon di seghe elettriche, tosaerba e accette, uccide uno a uno i membri del Dickie Dollars ma soprattutto delle Kappa Kappa Tau, guidate dalla snob e viziata Chanel Oberlein, che ha come sue sottoposte altre tre Chanel. Proprio qui, vent'anni prima dei fatti raccontati, una ragazza aveva partorito all'interno della vasca della confraternita, perdendo subito la vita.
Un mistero fitto fitto di ombre, su cui pian piano le nuove adepte della Kappa Kappa Tau di certo al di sotto dello standard di bellezza, ricchezza e popolarità delle Chanel, cerca di far luce.
Oltre a queste sgallettate che non brillano nemmeno di intelligenza, sono da aggiungere un padre iperprotettivo, un ex sorella rimasta ferma agli '90, un giornalista in erba e soprattutto un'addetta alla sicurezza assurdamente divertente e sopra le righe.
L'universo di Scream Queens, chiuso tra le lussuose mura di una confraternita, si diverte e ci diverte tra urla e schizzi di sangue, fregandosene della linearità, fregandosene pure del senso, anzi, sbeffeggiandolo senza problemi.
Il guilty pleasure è quindi servito, e staccare gli occhi da questi 13 episodi zuppi di assurdità e dialoghi fulminanti e genialmente assurdi è impresa ardua.
Il merito è soprattutto di Emma Roberts che rende unica e inimitabile, una vera idola, la sua Chanel, così odiosa che si ama, così viziata che la si adora.
Certo, dalla sua c'è la produzione di Ryan Murphy e Brad Falchuk, che perso lo smalto dell'American Horror Story, qui si rifanno alla grande, lasciando perdere tecnicismi ed estetismi, e buttandosi senza problemi nel trash, assoldando una parata di piccole star che comprendono Lea Michele, Nick Jonas, Abigail Breslin più la d'annata o dannata Jamie Lee Curtis.
Forse qualche episodio di troppo, qualche svolta di troppo o qualche trashata di troppo (v. la morte di Ariana Grande) ci sono, è vero, ma una volta arrivati al finale, già ci mancano i pranzi a base di cotone, i completi di pelliccia, le urla a cui c'eravamo abituati.
Fortunatamente, una seconda stagione della serie è già stata confermata, e io sono pronta a ritrovare Denise Hemphill agente dell'FBI.
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