“A drop of ink may make a million think.”
- George Gordon Byron
E qualcosa ci deve essere di vero in questo stantio luogo comune che va al di là di astratte speculazioni di intellettuali un po' snob se ancora oggi, nel 2013, ogni volta che un governo imbocca una strada autoritaria e repressiva, i primi a farne le spese sono quegli intellettuali che hanno avuto il coraggio di contestare il regime con loro parole e con i loro scritti.
Le parole comunicano le idee, veicolano informazioni, spingono le persone a pensare ed agire. Per questo chi le parole le sa usare al meglio, scrittori, poeti e giornalisti, si trova fra le mani un'arma potentissima, un'arma che i governi riconoscono e sono pronti a sfruttare quando asseconda le loro decisioni e a schiacciare senza pietà quando queste decisioni vengono contestate.
E' di pochi giorni fa la dichiarazione del Premio Nobel turco Orhan Pamuk che, insieme ad altri intellettuali suoi connazionali, ha pubblicamente criticato la svolta oppressiva del governo di Erdogan, schierandosi di fatto con le migliaia di manifestanti che stanno subendo nelle ultime settimane le violenze repressive della polizia turca.
Pamuk, che già da diversi anni soggiorna principalmente negli Stati Uniti, già nel 2005 era stato incirminato a seguito di alcune dichiarazioni fatte a una rivista svizzera riguardanti il massacro, da parte dei turchi, di un milione di armeni e di trentamila curdi in Anatolia durante la prima guerra mondiale, massacro sul quale ancora oggi il governo turco mantiene una posizione ambigua rifiutandosi di ammettere che quanto accaduto rientri nella definizione di genocidio. L'incriminazione nei confronti Pamuk fu poi ritirata nel 2006, quando entrò in vigore il nuovo codice penale, nel frattempo però un sottoprefetto di Isparta aveva già ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e biblioteche.
Ritornando al secolo appena passato, uno dei governi più tristemente celebri per la repressione degli avversari politici è sicuramente il regime sovietico, che si occupava in prima persona di organizzare la vita letteraria del paese e di orientarne i temi attraverso l'Unione degli scrittori. Chi si dimostrava refrattario a tessere le lodi del governo veniva presto costretto all'esilio, alla prigione o al campo di concentramento, come Mandel'štam, o più semplicemente giustiziato, come Nikolaj Stepanovic Gumilëv.
Il poeta futurista Vladimir Majakovskij scelse il suicidio, mentre altri, come Michail Bulgakov, Boris Pasternake Vasilij Grossman, continuarono il loro lavoro di romanzieri clandestinamente o pubblicando nel samizdat, l'editoria clandestina artigianale. Tuttavia il nome più famoso che ci viene in mente è sicuramente quello del Premio Nobel Aleksandr Solženicyn, arrestato nel 1945 per aver criticato Stalin in una lettera privata a un amico. Fu condannato a otto anni di lavoro nei gulag e, scontata la pena, al confino perpetuo. Nel suo Arcipelago Gulag, saggio-autobiografia in tre volumi, l'autore descrive minuziosamente l'utilizzo della giustizia politica e dei campi di concentramento utilizzati dal regime sovietico. Sappiamo bene però che non serve andare troppo lontano per trovare esempi di repressione intellettuale: il regime fascista in Italia ha una triste storia censura e oppressione delle figure chiave della letteratura. Anche qui c'è un nome che per primo torna alla memoria, ed è quello di Antonio Gramsci, filosofo e giornalista tra i fondatori del Partito Comunista in Italia, incarcerato nel 1926 e liberato solo nel 1934 quando le sue condizioni di salute erano così deteriorate che fu costretto a trascorrere i pochi anni di vita rimastigli in una clinica. I suoi Quaderni dal carcere (scritti non per essere pubblicati) raccolgono le riflessioni di Gramsci durante tutto l'arco della sua prigonia e costituiscono di fatto il testamento di questa importante figura. Di fianco a Gramsci è bene ricordare anche Piero Gobetti, giornalista ucciso a Parigi in seguito a un'aggressione squadrista, e gli scrittori Ignazio Silone ed Emilio Lussu, entrambri costretti ad abbandonare l'Italia per evitare il carcere.
Al di là dell'oceano, numerosi sono gli intellettuali che hanno subito il carcere durante il regime castrista. Figura di spicco è quella di Reinaldo Arenas, che subito dopo essersi allontanato da Castro negli anni Sessanta iniziò a subire molestie e censure per le sue posizioni apertamente contro il regime, culminate con l'incarcerazione nel 1973 a causa della sua omosessualità, in seguito alla quale fu costretto a interrompere definitivamente il proprio lavoro. Riuscito finalmente a fuggire da Cuba, si stabilirà a New York dove scriverà quella che è a oggi la sua opera più conosciuta, l'autobiografico Prima che sia notte. Un altro nome conosciuto è Alejandro Torreguitart Ruiz, scrittore cubano pesantemente censurato in patria e che in Italia possiamo conoscere grazie all'interesse di Giordano Lupi che si occupa di tradurre i suoi libri-denuncia, il più noto dei quali è Vita di jinetera, racconto delle difficili condizioni di vita dell'isola attraverso gli occhi di una prostituta.
La censura e la repressione degli intellettuali non è un fenomeno remoto da riferirsi a tempi bui ormai superati. Al contrario è una realtà quanto mai attuale di cui dal 1960 si fa portavoce il Writer in Prison Commettee, comitato istituito per difendere intellettuali di tutto il mondo, fondato dal PEN (Poets, essaysts, novelists), l'organizzazione internazionale dei letterati. Il comitato pubblica ogni due anni un libro bianco che documenta le violazioni del diritto di libertà di espressione in tutto il mondo. In base alle loro fonti, attualmente sono oltre 900 gli scrittori imprigionati, torturati, uccisi o anche semplicemente minacciati a causa della pratica della loro professione. Cina, Russia, Iran, Messico, sono paesi vicini e lontani, in mano a governi profondamente diversi fra loro per natura e ideologia, dove ogni giorno avvengono privazioni del diritto fondamentale di ogni essere umano di esprimere le proprie idee, soprattutto quando queste sono voce di un disagio che l'ordine costituito vuole nascondere e secretare. Se volete approfondire l'argomento, oltre che il Sito Ufficiale del PEN, vi ricordiamo che nel 1998 Feltrinelli ha pubblicato in Italia Scrittori dal carcere. Antologia PEN di testimonianze edite e inedite, una raccolta per celebrare il 75esimo anniversario dell'associazione che contiene lettere, i diari, le poesie di scrittori incarcerati per motivi politici.
La sconvolgente descrizione della vita nei campi di concentramento sovietici attraverso un fitto intreccio di esperienze dirette, memorie e ricostruzioni, basato sulle testimonianze di ex abitanti delle "isole" del Gulag. Un implacabile atto d'accusa contro la teorizzazione e la pratica del terrorismo di massa nell'URSS.
I Quaderni costituiscono un classico del pensiero politico del Novecento.Gramsci fu un uomo politico e nella politica è da cercare l'unità della sua opera. Anche negli anni del carcere fascista, che ne logorò irrimediabilmentela fibra e ne spense prematuramente la vita, Gramsci fu "un combattentepolitico", un grande italiano e un riformatore europeo. Nel movimentocomunista egli fu l'iniziatore della critica più pregnante dello stalinismo edel marxismo sovietico. Ma il suo pensiero trascende l'orizzontestorico-politico del suo tempo e, quando più passano gli anni e le sue operesi diffondono in contesti culturali lontani da quello in cui furonooriginariamente concepite, tanto più la sua ricerca si afferma come un"crocevia" delle maggiori "questioni" del nostro tempo: i delemmi dellamodernità, la soggettività dei popoli, le prospettive dell'industrialismo, la crisi dello Stato-nazione, il fondamento morale della politica.
Scrittore e omosessuale: due colpe imperdonabili per il regime castrista, che perseguitò Reinaldo Arenas, lo incarcerò lo colpì negli affetti e lo condannò a un umiliante programma di riabilitazione. Arenas riuscì a fuggire, ma l'esilio gli rivelò altri orrori: l'ambiguità presente nel mondo degli esuli cubani, così come l'ipocrisia della sinistra occidentale, viziata dal mito della rivoluzione cubana. Nella sua struggente autobiografia, uno dei massimi scrittori cubani delle ultime generazioni ripercorre tutta la sua esistenza, la lotta per la sopravvivenza, gli interrogatori, la fuga, la malattia. Congedandosi tuttavia, prima del suicidio, con parole in cui risuona uno slancio di speranza e libertà. La nostra recensione: Prima che sia notte.
Romanzo erotico sconvolgente e conturbante. In appendice il racconto inedito "Ricordando Hemingway". Donne bellissime dalle forme abbondanti e dalle curve sinuose che abbordano uomini sul lungomare. Cuba e i sogni infranti. Cuba e il ballo. Cuba e il rum. Cuba e le notti di sesso. Un giovane cubano ci racconta la vita di una jinetera, una prostituta per turisti, attraverso le sue avventure sessuali in una città cadente e rassegnata alla sconfitta.
Questa raccolta celebra il settantacinquesimo anniversario di PEN, l'associazione di scrittori che ha difeso personaggi come Vaclav Havel, Artur Koestler, Federico García Lorca e altri che hanno dovuto affrontare il carcere, la tortura e persino la morte, per la semplice colpa di esprimere le proprie idee. Un'antologia che esemplifica uno dei più notevoli, e per lo più trascurati, generi letterari del nostro tempo: le opere di scrittori incarcerati per motivi politici. Le loro lettere, i diari, le poesie e i ricordi accompagnano il lettore attraverso l'esperienza della prigionia.
Articolo di Valetta
Nota: immagini liberamente reperite su Google. Le sinossi dei libri a sinistra delle copertine sono tratte da Amazon.