Scrittori Made in Campania#4 - Autopsia del terzo millennio – O è la nostra autopsia?

Creato il 22 aprile 2015 da Loredana Gasparri
Un'altra perla per la mia collana degli scrittori campani, di cui sviscero a WeekendOut, la trasmissione di Radio Piazza Live da Monte di Procida. Si tratta di una perla ultramoderna, freschissima di creazione, essendo stato pubblicato il libro a novembre 2014: Francesca Illiano, con Autopsia del terzo millennio. Scrittrice giovane, che nel mondo si presenta come agente di viaggi, offre ai nostri occhi famelici di lettori questa raccolta di undici racconti molto brevi. Veloci, leggeri, e intensi come uranio. Fisicamente, il libro è sottile, si legge molto presto. Non lasciatevi ingannare. Quella è solo la porta d'ingresso...e non parlo della copertina, già molto particolare. L'intero libro è una porta d'ingresso, verso le corde più sensibili e trascurate del cuore, quelle che non amiamo andare a toccare, perché vibrano forti, e per questo scomode. Copertina e titolo, che sono le prime cose che guardiamo e che ci attirano in un libro, attivano già una reazione di disagio, per quanto estremamente positivo. L'autopsia si esegue sui cadaveri, per accertarne le cause di una morte misteriosa, o su cui è necessario indagare a fini di giustizia. Il terzo millennio è questo secolo bizzarro, ricco, povero e sconfortante allo stesso tempo, in cui ci troviamo ancora a vivere. Qualcosa, però, suggerisce che sia già morto...e che noi stiamo vivendo un periodo morto, senza esserne consapevoli. Qualcuno sì, ed è per questo che ordina un'autopsia...per scoprire le cause di questa morte. E l'atto dello scoprire è quello che esegue la figura femminile ritratta di spalle, che si artiglia la schiena impietosamente, esponendoci quello che sta sotto una pelle livida, decorata e tenuta insieme a stento da un legaccio: una struttura che ricorda una spina dorsale, ma fatta di metallo, gelida, disumana, che ispira fascino e repulsione allo stesso tempo. Entrando nei racconti del libro, andiamo a fare la conoscenza di tanti personaggi, ciascuno al centro di una storia. Siamo noi, i nostri vicini di casa, i nostri amici, i nostri conoscenti. E' il professore nato per esserlo e per educare generazioni giovani nel vero senso della parola, che si ritrova a svendere le fibre più tenere della sua esistenza per riempire la pancia, vittima dell'incapacità avida degli amministratori di politica e burocrazia. E' la ragazzina giovanissima di anni, adulta e indurita di animo, che negozia il proprio corpo per l'abito bello e costoso. E' l'adolescente gay, inaccettabile per la sua sessualità ma meravigliosamente accolto nel suo ruolo di caprio espiatorio dell'ignoranza cattiva altrui, che gli risulterà insopportabile e fatale. E' il barbone amaramente ironico su se stesso, sulla propria vita randagia e sulla maschera buonista della malvagità dei cosiddetti “cittadini perbene”. Suonano familiari? Conosciamo qualcuno così? Siamo noi, o siamo stati noi, in qualche momento della nostra vita? Abbiamo ascoltato alcune di queste storie al telegiornale, rammaricandoci su queste vicende sconnesse, per poi dimenticarcene al primo cambio di canale? Francesca Illiano ha il grandissimo merito di ricordarcele, in modo “umano”, con le sue parole calde e ricche. Nessun facile compiacimento o ammaestramento buonista nel suo stile: non sta salendo in cattedra, non sta facendo un reportage giornalistico di denuncia. Sta raccontando vite sconnesse, o apparentemente normali che vengono sovvertite dall'incuria e dall'ignoranza altrui, in modo morbido, vivo, partecipe e rispettoso. Quando ho chiuso il libro e ho cercato un'immagine per rappresentarlo velocemente, ho pensato ad un gatto. Un bellissimo gatto morbido, dalle movenze affettuose, che si avvicina, si struscia, si fa coccolare, s'impone all'attenzione. E quando se ne va, si gira improvvisamente e lascia un graffio sulla mano che cercava con imperiosità affettuosa. I racconti di Francesca Illiano si fanno ricordare esattamente allo stesso modo: morbidi, caldi, vivi, attenti, svelti, e graffianti nelle chiuse. Se volete emozioni morbide, dimenticatevi questo libro. Se volete essere rassicurati sulla fortuna che avete avuto a non passare una di queste vicende, non considerate nemmeno il titolo. Se desiderate sentire vibrare le vostre corde nascoste, anche se vi mettono a disagio, e se amate il suono morbido della nostra lingua in testa, prendete Autopsia del terzo millennio e chiudetevi da qualche parte con lui.
“Levigo con cura il legno al quale ti crocifiggeròE su quella croce ci sono finita ioE mi inchiodo le mani ché smettano di cercare le tue.” (Francesca Illiano, Autopsia del terzo millennio, ArteMillennium, pag. 94)
LoreGasp

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