Scrittori Veri: una specie in via d'estinzione. Per colpa di quelli Falsi. E di chi non li sa, o non li può, o non li vuole distinguere.

Creato il 30 ottobre 2013 da Zioscriba

Col permesso di Silvia Pareschi, traduttrice italiana di Jonathan Franzen, rilancio qui un post da lei pubblicato il 21 ottobre sul suo blog, in cui questo grande Scrittore dice cose assai interessanti e, per me, condivisibili. Si tratta di un brano ritagliato da un articolo, molto più lungo, apparso sul "Guardian", e riproposto integralmente (con la traduzione, appunto, di Silvia) da "Internazionale", una delle riviste più preziose e intelligenti che si possano trovare nelle nostre edicole.

Jonathan Franzen



"Nel mio piccolo angolo di mondo, quello della narrativa americana, Jeff Bezos di Amazon non sarà forse l’Anticristo, ma sicuramente ricorda uno dei quattro cavalieri dell'Apo-calisse. Amazon vuole un mondo in cui ognuno si pubblica il suo libro oppure lo fa pubblicare da Amazon, con i lettori che scelgono cosa leggere in base alle recensioni di Amazon e con gli autori che si fanno pubblicità da soli. Un mondo in cui avranno successo le opere di chiacchieroni, twittatori e millantatori, e di chi si potrà permettere di pagare qualcuno per sfornare centinaia di recensioni a cinque stelle. Ma cosa succede a chi è diventato scrittore proprio perché chiacchie-rare, twittare e millantare gli sembravano una forma di interazione sociale intollerabilmente superficiale? Cosa succede a chi vuole comunicare in profondità, da individuo a individuo, nel silenzio e nella permanenza della carta stampata, ed è stato influenzato dall’amore per autori che scrivevano quando la pubblicazione assicurava ancora un certo controllo di qualità, e la reputazione letteraria non era solo una questione di decibel autopromozionali? Mentre sempre meno lettori sono in grado di raggiungere - in mezzo al frastuono, ai libri deludenti e alle recensioni fasulle - le opere prodotte dalla nuova generazione di scrittori di questo tipo, Amazon è sulla buona strada per trasformare gli scrittori in operai senza prospettive come quelli che i suoi fornitori impiegano nei magazzini, facendoli lavorare sempre di più per salari sempre più bassi e senza nessuna sicurezza del lavoro, perché i magazzini si trovano in posti dove nessun altro assume manodopera. E più aumenta la fetta di popolazione che vive come questi operai, e più cresce la pressione per abbassare i prezzi dei libri e si acuisce la crisi dei librai tradizionali, perché chi non guadagna molto vuole intrattenimento gratis..."
Solo una postilla: fossi americano, sarei d'accordo al 100% con le parole di Jonathan (che hanno suscitato un prevedibile vespaio, poiché viviamo in un mondo in cui se sei intelligente e non fai nulla per fingere di non esserlo, TI SBRANANO).
Essendo purtroppo italiano, mi tocca scendere al 90: la parte in cui parla di "controllo qualità" ben poco si addice, come tristemente sappiamo, alla grande editoRAGLIA italiana, che della mediocrità - per motivi di volta in volta  politici, raccomanderecci, meritofobici, mafiosi, mercantili nel senso più basso, nepotistici, leccaculistici, ma spesso anche solo di semplice modestia intellettiva e di ammuffita (e immotivata) spocchia da professorini sempre in cattedra - ha da tempo immemorabile fatto, dichiaratamente, la sua bandiera escrementizia. (In un rifiuto di provenienza romana del luglio 2012, con baldanza saputella mi si accusa, ci crediate o no, di essere brillante: è gradita la più pallosa e opaca sciatteria, astenersi talentuosi!)
Oggi in italiA il commercial-cartaceo-igienico ufficiale non è meno offensivo, avvilente e imbarazzante, in proporzione, del digital-pattume dilettantesco dei mitomani: basti pensare alle continue fastidiose missive con cui ibs propone "solo per me" (??) la "copia autografata del nuovo libro di..." (seguono nomi di autori italioti che non leggerei neppure sotto minaccia armata!)
Anzi, qui da noi, per assurdo, sono proprio i pochi veri scrittori (dinosauri in via d'estinzione) a cominciare a sentir crescere dentro di sé, di tanto in tanto, la rabbiosa e per certi versi umiliante tentazione di autopubblicarsi. Nel ricordo di quanto gli Spandau Ballet, ai tempi loro, dissero a proposito dell'industria di produzione discografica: "Un sistema che aveva bisogno di una poderosa pedata nel culo".


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