Scrittura ed anoressia

Da Tralerighenoi

L’insegnante che ha fatto il seminario sui disegni, ha anche pubblicato un articolo in cui ha parlato della scrittura (e dei disegni) delle persone anoressiche.

L’articolo era pubblicato su “la graphologie” (rivista specializzata e di cui abbiamo ricevuto copia durante il triennio) ed era tutto scritto in francese… sorvolo sulla difficoltà personale a tradurre tutto l’articolo con l’ausilio di google (ha fatto tutto lui lo confesso!!!), ma essendoci riuscita, sono pronta a raccontarvi alcune tracce dell’articolo.

Lo studio è stato fatto in un palazzo a Todi e  il palazzo si chiama Palazzo Francisci. Ovviamente la struttura ha all’interno psichiatri e uno staff molto preparato  e l’insegnante ha avuto modo di studiare sia la grafia che i disegni delle persone in cura. L’articolo sottolinea in primis che non c’è alcun segno che rivela il problema. Ciò nonostante, dell’approfondimento che ha fatto è riuscita a far sì che potesse esserci  uno studio statistico e ha indicato quali sono gli elementi che, in qualche modo, potrebbero indicare una certa reticenza al cibo che, come sappiamo, implica un non amore nei confronti del proprio corpo.

È d’obbligo sottolineare che le specie che andrò ad indicare di seguito,  e che sono di “diritto” di chi ha fatto uno studio approfondito del tema (diamo a Cesare quel che è di Cesare ), sono rappresentative di un atteggiamento che potrebbe in qualche modo accomunare anche persone che non hanno nulla a che vedere con l’anoressia e che, se pure ci sono caratteristiche che possono ritrovarsi nella nostra scrittura, non dovrebbe farci sorgere il dubbio che abbiamo almeno la tendenza o l’indole a diventarlo. Secondo lo studio quasi tutte le scritture hanno in comune lo stile script: quale modo migliore per uniformarsi e “sentirsi” come gli altri se non adottando uno stile molto esteso? Altra specie che si ripete spesso è la presenza molto forte della forma (ossia le lettere non sono fatte a “tirar via”, ma sono ben definite), come anche alcuni rigonfiamenti in zona alta (la zona degli occhielli delle L) che, secondo l’interpretazione del caso, possono indicare la tendenza a fantasticare.  Nello studio è stato preso in esame, oltre alle suddette specie, anche il movimento,  il rapporto bianco – nero, la condotta e la consistenza della linea.

Nel 82,4% dei casi le scritture si presentavano con una zona media importante, una certa riduzione delle gambe, rovesciata e sinistrogira (le M e le N formano degli occhielli e le vocali sono rimarcate per farvi capire). Il gesto curvo può indicare una certa dose di amabilità e la volontà di essere e sentirsi accettati nel momento in cui ci si volge verso gli altri, ma è del tutto apparente e va a discapito della reale chiusura e del conflitto interiore che viene sottolineato non solo dalla rovesciata, ma anche dagli anellamenti e dai gesti regressivi. È evidente che ci sono degli elementi in netta contrapposizione, in modo particolare quando si affronta questo tipo di “argomento”, come il sentimento negativo nei propri confronti e la volontà e la preoccupazione di come ci si pone agli altri fanno in modo di indurli ad avere un forte controllo dimostrato attraverso la compatta, la presenza massiccia dei neri, troppo rigida, mentre le finali brevi e alle volte lanciate e taglienti indicano una forte aggressività che si presenta in modo alternato. La cosa sottolineata dalla scrittrice è che il movimento non è progressivo verso destra e che rappresenta i desideri e pulsioni –  crescita – relazione con gli altri.

L’articolo termina con un invito ad usufruire comunque delle doti del grafologo non solo nell’aiuto della prevenzione (per quanto possibile), ma anche durante la cura.


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