Pensavo che scrivere un romanzo fosse più difficile.
Invece le parole scorrono, le dita battono sui tasti e snocciolano idee come fossero le perline del rosario che una vecchia tormenta tra le mani ammuffite, mentre borbotta pater noster inginocchiata sui banchi di una chiesa.
Il problema non è scrivere, quello lo sanno fare tutti, persino io.
Il problema è concentrare.
La vita che racconti in un libro non è la vita vera. La vita vera è fatta di pause intervallate da pochi momenti interessanti. In una vita vera c'è poco molto e molto poco e se provi a raccontarla fallisci, diventi noioso, perdi concetti per strada e finisci per arenarti.
Ma non devi neanche inventare una vita del tutto fantastica, perchè difficilmente riusciresti a fare immedesimare chi legge raccontandogli storie troppo diverse da quelle che loro potrebbero vivere.
Quando racconti una storia devi saper raccontare te stesso, i tuoi amori, i tuoi dolori, le tue paure, le tue speranze. Devi depurarti da tutto quello che le necessità quotidiane ti costringono a essere e sostituire quello che hai buttato via con quello che potresti essere se fossi libero.
A quel punto, probabilmente, sei pronto a narrare qualcosa che valga la pena di leggere.