Scrivere con onestà

Da Marcofre

Quando affermo “Scrivere con onestà” intendo molto più di quel che sembra a una prima veloce occhiata. Sul serio. Il problema (ma è davvero tale?) è che il lettore viene portato a vedere il mondo non come è, ma come lo scrittore crede (o spera, o vorrebbe) che sia. Questo rappresenta quindi un ostacolo? Si tratta forse di un abuso?

Per alcuni, sì. Secondo costoro, un simile atteggiamento da parte di chi scrive è una forzatura perché dovrebbe limitarsi a guardare. Se c’è dell’altro, allora significa solo che cerca di forzare la mano, di far passare una visione della realtà che è la sua. Farebbe insomma un puro atto di prevaricazione nei confronti del lettore.

Naturalmente, è possibile agire come desiderano queste persone. Basta camminare su quattro zampe e chiamarsi “capra”. Cosa c’è di errato in una tale condotta (non nell’essere capra, ma nel pretendere una neutralità impossibile)?

Per quello che posso dire, credo che si tratti di disprezzo. Il mondo è troppo complicato e brutto per metterci le mani, non merita il nostro sforzo.

Viceversa, ci si mette le mani se si ha qualche sentimento nei suoi confronti. Questo vuol dire osservare, non guardare. Scegliere quello che conta e procedere di conseguenza.

Diventa ovvio affermare che si sceglie perché da qualche parte c’è una gerarchia, delle priorità, eccetera eccetera. Quindi il problema della parzialità di chi scrive esiste, certo; ma è inevitabile.

L’alternativa è la mandria che attende gli ordini. Ciascuno può decidere da che parte stare, ma chi bruca sbaglia, perché guarda. Chi osserva è almeno un metro sopra tutti gli altri.

Sembra essere un discorso che ha poco a che vedere con la scrittura, ma in realtà siamo proprio al centro di essa. Non si può scrivere senza avere un briciolo di consapevolezza, e questa sussurra che la realtà è lì per essere affrontata, e nessuna persona sana di mente può pensare di uscirne viva senza avere alle spalle qualche idea. Se non hai la capacità di osservare, cioè di decidere cosa tenere e cosa gettare, non sei altro che un numero. Sei un capo di bestiame. Sei la felicità di ogni sistema assolutista, il sogno di qualunque condottiero.

Quando osservi, diventi l’incubo di tanti. La cattiva compagnia per molti. Un pericolo per chi desidera asservire gli altri.

E questo accade qui, ora.